Godwin: il contratto di matrimonio va abolito
Se oggi qualche forza politica di sinistra dispera per il riconoscimento del “matrimonio egualitario” ( tra soggetti stesso sesso biologico ) c’era, ieri, qualcuno che era più avanti: era per l’abolizione del contratto di matrimonio.
« Dovremmo essere fermi nella nostra ricerca di virtù e valore; invece ci viene insegnato a limitare la nostra ricerca, e a chiudere gli occhi di fronte agli oggetti più attraenti e ammirevoli ».
E’ questa la preoccupazione di William Godwin, esternata nella sua “Inchiesta sulla Giustizia politica” (1791), da cui nasce la sua teoria contro il contratto di matrimonio.
« L’istituzione del matrimonio è un sistema di frode », avverte.
« Il matrimonio è una questione di proprietà, la peggiore di tutte le proprietà. E’ colpevole del più odioso di tutti i monopoli. È assurdo aspettarsi che le inclinazioni e i desideri di due esseri umani coincidano per un lungo periodo di tempo », sostiene.
Secondo il filosofo libertario: « gli uomini sorvegliano questa preda immaginaria con costante sospetto ».
In parole povere William Godwin perora la causa dell’amore libero.
Abolizione del contratto di matrimonio: aspetti positivi
Ma se il filosofo inglese è contro l’istituto del matrimonio, lo è ancor di più contro la stessa coabitazione dei coniugi. « La coabitazione – spiega – non è un male solo perché impedisce il progresso indipendente della mente; è anche incompatibile con le imperfezioni e le propensioni umane ». Una tesi che sosterrà anche quando, dopo aver messo incinta una donna, si sposerà soltanto per far cessare, per quanto possibile, i pettegolezzi e l’ostracismo della società londinese, decidendo però di abitare in due case adiacenti, in modo da conservare ciascuno la propria indipendenza.
« Obbligarli ad agire e a vivere insieme significa assoggettarli a una inevitabile quantità di contrasti, litigi e infelicità », spiega.
Ma è a monte che il matrimonio non funziona: « due giovani romantici e senza testa di entrambi i sessi si incontrano poche volte per conoscersi, in circostanze altamente ingannevoli, e poi si giurano l’un l’altro devozione eterna. Quali sono le conseguenze? In quasi ogni caso si ritrovano delusi ».
« Il matrimonio è [solo] legge », in definitiva per Godwin. E una legge inutile: « dovrebbe frenare i nostri vizi, [invece] li esacerba e li moltiplica ».
Da qui l’unica conclusione possibile dalla ragione: l’abolizione del contratto di matrimonio.
« Dall’abolizione del matrimonio non conseguirà alcun male », è certo. Almeno lo è nel 1791 quando scrive “Inchiesta sulla Giustizia politica”. Qualche dubbio si insinuò forse nella sua mente quando, anni dopo, Mary, la sua figlia sedicenne, scappò di casa con Percy Bysshe Shelley.
Senza il matrimonio, comunque spiegava Godwin, « il rapporto tra i sessi ricadrebbe nello stesso sistema di ogni altro tipo di amicizia ». Un rapporto, dove ogni “faccenda” « deve essere regolata in ogni frangente per mezzo del libero consenso di entrambe le parti ».
Abolizione del contratto di matrimonio: i problemi
E’ ovvio che l’assenza del matrimonio e l’amore libero potranno nascere dei problemi.
« Non si può affermare con sicurezza che in una tale condizione sociale si conosceranno con certezza i padri di ogni singolo bambino », riconosce Godwin. Tuttavia, « si può però affermare che tale conoscenza non sarà ritenuta importante ».
Strettamente correlata all’amore libero e all’assenza di certezza della paternità dei nascituri sarà un’altra necessità: « tra le misure che saranno in futuro dettate dallo spirito della democrazia, e ciò probabilmente tra non molto tempo, ci sarà l’abolizione dei cognomi ».
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Fonti e Note:
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[1] da “L’eutanasia dello Stato” di William Godwin, Peter Marshall, Pietro Adamo.
Abolire il contratto matrimoniale è un concetto che condivido, così come quello di abolire le carceri. Fin da bambino non ho mai condiviso l’idea che l’unione fra due persone debba avere il sigillo dello Stato, o ancor peggio, della Chiesa. Mi è sempre apparso disumano rinchiudere una persona ed eliminare la sua libertà. Così come non è accettabile non avere il diritto morire quando non hai più voglia di vivere. In una società fatta di persone con un alto livello di moralità tutti i contratti formali sarebbero inutili. Anche la proprietà privata non avrebbe senso, e nemmeno l’idea di famiglia o di nazione. In una società ideale non si dovrebbero mangiare altri esseri viventi, non si dovrebbero uccidere gli animali. In una società di persone pensanti nessuno dovrebbe sentirsi superiore agli altri esseri viventi e si dovrebbe fare di tutto per non danneggiare l’ambiente. Il problema è che crescendo ho potuto ripetutamente constatare che la stragrande maggioranza delle persone non conosce nemmeno il concetto di moralità. Pertanto anche ciò che è sbagliato, nelle nostra società diventa, inevitabilmente, il male minore. Anche il Matrimonio è il male minore. Il contratto matrimoniale sopravvive quasi esclusivamente per i diritti (specie di tipo economico) che lo Stato riconosce quasi esclusivamente alle coppie sposate e alla loro prole. Di fatto il concetto originario di matrimonio non esiste più negli ordinamenti che prevedono il divorzio. Si va sempre più annacquando in tutti gli ordinamenti che riconoscono diritti alle “coppie di fatto”. Se William Godwin fosse un pensatore contemporaneo probabilmente si occuperebbe di altre problematiche.
Non ho parole,chi si vuole sposare si sposa,chi non vuole non lo fa,non c’è bisogno che certe teorie nascono dalla mente contorta di persone fustrate
Perchè sposarsi? Convivere non basta? Oppure, vedersi solo quando si ha il piacere di vedersi? E come si può sapere a 25 anni che si starà bene con quella persona “per sempre”? Il divorzio è un dramma. A questo punto meglio non sposarsi e restare “fidanzati” a vita, no?