I trotskisti presentano il loro programma d’azione
« L’abolizione del capitalismo con la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio e il processo di costruzione del socialismo presuppongono la distruzione dello Stato borghese », così si legge sul sito dell’internazionale trostkista dell’OTI, in Italia rappresentata dal Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando & co.
Questo è il pensiero comunista; ed è pure giusto e normale. L’obiettivo del comunismo è, infatti, quello di instaurare una organizzazione della società diversa dall’attuale, migliore si spera.
Quello che non condividiamo, però, del pensiero dell’ala rivoluzionaria del comunismo, quella trotskista, è l’individuazione dello strumento violento.
Obiettivo dei trotskisti: la rivoluzione di massa armata degli oppressi
« Tale distruzione è possibile solo tramite l’insurrezione armata realizzata dal proletariato », ha stabilito infatti, lo scorso anno a Rimini, l’organizzazione internazionale trotskista [1].
Un intento che ci appare eversivo e che è condannato, per l’uso dello strumento violento, dall’art. 283 del Codice Penale.
« Solo con tale insurrezione – tuttavia continuano i trotskisti – sarà possibile al proletariato impadronirsi del potere politico e sconfiggere l’inevitabile resistenza violenta della classe dominante ».
In sintesi, il loro programma politico si muove sul binario della rivoluzione russa del 24-25 ottobre 1917 – di fatto pacifica, senza resistenze – ma che condusse, poi, alla sanguinosa guerra civile russa che durò sino al 1922 anche per il supporto controrivoluzionario offerto dalle “potenze straniere”.
Ma il progetto, di per se estremamente improbabile, diventa velleitario quando giunge a sostenere come necessaria « la distruzione del capitalismo su scala mondiale ».
Ad onor del vero, occorre precisare che i trotskisti non anelano al “terrorismo”: « il trotskismo rigetta l’azione dei gruppi terroristico-guerriglieri », scrive l’OTI.
« L’insurrezione proletaria vittoriosa – conclude in merito l’OTI – può realizzarsi solo se gode dell’appoggio attivo della maggioranza politica del proletariato e nel quadro di una situazione di crisi rivoluzionaria ».
I trotskisti rifiutano l’unità dei comunisti e l’entrismo profondo
« I trotskisti – d’altronde spiegano – rigettano come illusoria la pretesa di arrivare al socialismo per via pacifica e graduale, come risultato di un progressivo sviluppo della democrazia conseguente per azione del proletariato all’interno dello Stato borghese ».
Una posizione bordighista, ci sembra.
Tuttavia, fatta la rivoluzione:
- solo « attraverso l’estensione internazionale della rivoluzione proletaria e la creazione di una Repubblica mondiale dei consigli dei lavoratori »,
- dopo il « progressivo sviluppo equilibrato fra forze produttive, ambiente naturale e specie umana »,
- allora « le funzioni coercitive della dittatura proletaria verranno a cadere portando così all’estinzione dello Stato » e al comunismo “vero e proprio”.
Un percorso troppo lungo, obiettivamente crediamo.
« Il trotskismo – continua il documento sui principi dell’OTI – conseguente rifiuta la politica di unità dei rivoluzionari, cioè la posizione secondo la quale il partito rivoluzionario potrebbe nascere dalla fusione su basi vaghe e di mediazione tra il trotskismo e forze di tipo centrista. Allo stesso modo il trotskismo rigetta l’entrismo profondo, cioè la politica che vuole ridurre il ruolo dei trotskisti a elementi di pressione all’interno dei partiti opportunisti, sulla base di illusioni circa la possibile evoluzione complessiva o parziale di tali partiti ».
Ecco perchè sostengono, essi stessi, la necessità di “due sinistre”.
O con i trotskisti o contro: gli “amici” ostacolo alla rivoluzione
Per raggiungere questo obiettivo, però, è necessario abbattere, prima, non i Capitalisti, ma “gli amici”, i vicini politici prossimi: « i trotskisti – infatti – si pongono il compito di sconfiggere politicamente le organizzazioni riformiste, staliniste, centriste e nazionaliste e di distruggere la loro egemonia e il loro controllo organizzativo sul movimento operaio con lo scopo di raccogliere attorno al programma del trotskismo la maggioranza politica del proletariato e i settori più vasti possibile delle altre classi oppresse dal capitalismo ».
Infatti, « vacillando tra riformismo e trotskismo le direzioni centriste, cui possono essere assimilate le forze più radicali del nazionalismo piccolo-borghese e le organizzazioni di tipo anarchico tradizionale, pur non svolgendo una costante azione apertamente controrivoluzionaria, con la loro politica opportunistica e confusionista, costituiscono un ulteriore ostacolo alla rivoluzione proletaria ».
Il lavoro quotidiano dei trotskisti oggi
In attesa che tutto ciò avvenga, i trotskisti dell’OTI:
- « devono operare come tribuni del popolo, campioni di tutti gli oppressi e sfruttati »,
- « favorire il raggruppamento rivoluzionario, sviluppare la coscienza delle masse »,
- e lottare per sostenere « un programma di transizione ».
Un lavoro sovrumano per le poche centinaia di “avanguardie” trotskiste presenti in Italia.
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Fonti e Note:
[1] Opposizione Trotskista Internazionale, Rimini, 29 ottobre — 1° novembre 2022, “Dichiarazione di principi dell’Opposizione Trotskista Internazionale”.
I trotzkisti sognano! Non hanno contatto con la realtà fatta di un individualismo sfrenato. Chi la deve fare questa rivoluzione? E con quali soldi?
I “soldi” non servono. la rivoluzione si fa, in teoria, quando uno si è rotto le scatole. iIn pratica hai ragione, le rivolzuioone all’est sono state pagate dalla CIA. Per combattere l’individualismo sfrenato ci vuole una “formazione” e tempo.
Poco fa ho messo sul mio profilo un post che ci fa capire meglio l’individualismo italiano . La rendita. Oggi non si vuol vivere di lavoro e di produttività ma bensì di rendita con i protagonisti che non sono solo gli industriali o chi dispone di cifre considerevoli…ma anche lavoratori operai
. dipendenti pubblici o privati o aspiranti tali e quindi come se ne esce da questo ginepraio capitalista ?
Si, la tivu, la propaganda, hanno convinto gli operai, gli oppressi, che loro, coi sacrifici, possono scalare le classi e diventare ricchi. Il lavoro è difficile, il nemico è ricco e forte ma occorre smontare questo sogno. Gli oppressi restano oppressi e giocare al gratta e vinci non cambia nulla.
Per fare la rivoluzione servono tanti soldi. Quella russa nel 1917 riuscì perchè Stalin ed altri compagni avevano fatto la rapina del secolo alla banca della Georgia, finanziando la rivoluzione. Con quei soldi comprarono armi, pagarono l’esercito e capovolsero le sorti del mondo. Mentre, nel 1908 al primo tentativo di rivolta, i rivoluzionari ebbero la peggio. Come vedi le rivolte spontanee non esistono.
io penso che il programma dei Trotzkisti sia un utopia come quella di Lotta comunista presente a Bari che assurdamente propone il dilagare delle destre cosi’ che il popolo oppresso dalla destra riattivi in se lo spirito rivoluzionario.Io che non amo i voli pindarici spero in un accordo della neosegretaria socialdemocratica Pd con M5S,Sinistra italiana-Verdi,Unione popolare,Pci,Democrazia sovrana e popolare,Centro Democratico e +Europa.Io reputo che un ottimo pontiere tra questi partiti progressisti per il progresso delle classi subalterne possa essere Nichi Vendola o Fabrizio Barca.Poi speriamo che in Usa le primarie del democratic party le vinca la Ocasio Cortez o Michelle Obama e si ponga fine alla disastrosa gastione Biden visto che siamo interconnessi agli Usa come colonia.
Quindi vorresti cambiare questo paese con.renzi bonino calenda casini e tutti i loro affiliati? Allora teniamoci questi almeno sappiamo che sono nemici!
Le rivoluzioni degli ultimi decenni sono state solamente quelle “golpiste” finanziate e manovrate dagli USA, l’ultima quella in piazza Maidan a Kiev nel 2014 (poi sappiamo com’è andata a finire) . Penso come rappresentante di “Unione Comunista” non ci sia bisogno di rivoluzioni bolsceviche ma di un modo rivoluzionario di “pensare” coalizzando tutte le forze comuniste e socialiste liberali quelle vere e non radical chic. C’è bisogno che i “professori” si mettano da parte e la costituzione di una nuova rappresentanza “credibile” ripartendo dalla “BASE” i rappresentanti da talk show televisivi non ci servono, lasciamoli al loro destino “la migrazione verso coalizioni sovraniste e largo raggio” . C’è bisogno impellente di essere credibili agli occhi del popolo, di coloro i quali sono ormai alla fame che ha capito cos’è questo e i precedenti governi guerrafondai fino NATO/USA e massacratori dei più deboli. La rivoluzione deve avvenire nelle coscienze della gente e suffragata nelle urne elettorali.
le rivoluzioni vanno evitate come la peste ce sempre l uomo forte che poi si fa i suoi caxxi
l unico schieramento progressista sarebbe quello che raggruppi un elettorato di sinistra. Io penso che comodamente il programma di Sì, Up, Pci e altre forze limitrofe di cui non ricordo nemmeno il nemmeno potrebbe benissimo conciliarsi . I punti di divergenza sono pochi ma purtroppo i personalismi molti. Anche i verdi quando apriranno gli occhi sul fatto che il capitalismo e l ecologia non possono convivere
Unicuique suum, a ciascuno il suo.
L’unita’ dei comunisti come cartello elettorale o peggio ancora come fusione non sta ne in cielo ne in terra.
Il parlamento è importante nella misura in cui viene utilizzato come tribuna per il movimento operaio soprattutto per gli obbiettivi minimi transitori che possono essere conquistati. Ma non ci interessa la cultura togliattiana e riformista dei governi di sinistra senza una chiara soggettività anticapitalista rivoluzionaria e socialista su scala mondiale che riconosca il ruolo degli attuali imperialismi e le lotte della classe operaia di tutto il mondo.
Siamo per l’unita nelle lotte al di là della propria provenienza culturale ma gli escamotage liberal progressisti come rivoluzione civile o unione popolare non ci interessano.
Esatto Alex, come al solito. Se si rimuove il programma di alternativa sociale ed economica non ha senso proprio niente. Non basta fare una ammucchiata o un partito comunista perché solo fatto di comunisti, come rifondazione, se non è comunista e agisce come tale. Il problema che decenni di collaborazione di classe con partiti riformisti ha smarrito contenuti e principi di azione!
condivido il concetto; tuttavia non comprendo perchè non collaborare con Sinistra Classe Rivoluzione e Alternativa Comunista.
Con sinistra classe e rivoluzione se non sbaglio ci fu in passato una vera e propria alleanza elettorale con un unico simbolo alle elezioni politiche. Ma il pcl, di cui certo non parlo ufficialmente, ha sempre cercato per quanto ne so la massima convergenza con tutte le forze realmente di classe e partecipa con la propria identità chiara a tutte le iniziative di lotta ma pure di confronto possibile. Un fronte unico di classe al di là delle sigle è ciò che a mio avviso occorre oggi come mai in passato. Ma per fare questo non si può sacrificare un programma e prospettiva per forza anti capitalista e non più solo di avanguardia o illiberale. Tutte le questioni di liberazione, femminista come pacifista o come ambientalista, possono trovare ormai lo si è capito davvero soluzione solo mettendo in discussione questo modello di produzione e perciò di società. Fatto e compreso questo, poi più siamo è meglio è per noi ma soprattutto per tutti quanti.