No al capitalismo di Stato, per un ritorno a Madre Terra

Liberiamoci della religione del capitale” è l’ultimo impegno di Pierluigi Rainone, scrittore, poeta e compagno di Terni. Il sottotitolo del breve saggio suggerisce “fuori dalla civiltà del denaro, del profitto e della competizione”.

Rainone, in premessa dell’opera, tiene a precisare che egli si definisce “socialista libertario non marxista” aggiungendo, e lo ripeterà più avanti nelle proprie riflessioni, come “il marxismo non è stato altro che una delle tanti varianti assunte dal pensiero capitalista[2].

Il libretto – aggiunge l’autore – “ha l’obiettivo di gettare le basi per un utile dibattito volto alla costruzione di nuove teorie e prassi anticapitaliste”.

Nella prima parte del saggio, Pierluigi Rainone, come anticipato, spiega come, a suo intendere, “la teoria marxista [rappresenta] un ostacolo alla presa di coscienza del processo di alienazione che contraddistingue le nostre vite”.

Lo scontro tra il ” concetto di avere ” e il ” concetto di essere “

La seconda parte [3], invece, si apre rilevando una verità: “terminata l’adolescenza, la maggioranza delle persone non vivrà secondo i ritmi spontanei dettati dalla natura ma secondo regole artificiali dettati dalla civiltà occidentale”.

Quindi Rainone mette in evidenza il contrasto tra:

  • il “concetto di essere” che è alla base dei popoli nativi,
  • e il “concetto di avere” alla base sistema di pensiero e di vita europeo.

Se analizziamo in profondità la società europea – precisa l’autore –, possiamo vedere che questi comportamenti si riproducono … nei luoghi di lavoro … nel campo politico”. Rainone annota in proposito come “l’europeo è sempre alla ricerca di un Messia che può assumere il nome di Gesù, di Marx o di Einstein”.

“Secondo [tale] logica despiritualizzante, la distruzione della Terra è un processo virtuoso dato che esso è il risultato di un continuo processo di sviluppo e di progresso”.

La proposta di Rainone: Vivere in armonia con ” Madre Terra “

Quale è “la via”, allora?

L’analisi di Pierluigi Rainone qui è forse eccessivamente sintetica.

La via da percorrere per l’umanità, comunque, sostiene essere quella dei “popoli nativi”, “è il modo di vivere di chi non ha come obiettivo quello di degradare Madre Terra ma quello di vivere in armonia con tutte le specie viventi”.

In buona sostanza, concludendo il breve saggio, l’autore sposa una sorta di “radicalismo verde [4] ovvero quello che si è liberato dai falsi miti della civilizzazione occidentale e della falsa democrazia liberale”. Un mondo ove si apprezzi “la spontaneità nel vivere” che ci faccia uscire dalla “grande catena di montaggio” dove viviamo e che “disciplina ogni nostro singolo comportamento”.

Un po’ poco ci sembra, ma il fine del libretto era solo quello di “gettare le basi” per aprire un dibattito.

Fonti e Note:

Credits: Foto di Nikola Jovanovic su Unsplash

[1] “Liberiamoci della religione del capitale”, Pierluigi Rainone, novembre 2023.

[2] Citando M. Bookchin (“il marxismo come ideologia borghese”, 1980), Rainone scrive come “la teoria marxista rappresenta l’apologia di un’epoca storica nuova, testimone della fusione tra libero mercato e pianificazione economica, tra proprietà privata e proprietà nazionalizzata, tra competitività e manipolazione oligopolistica della produzione e dei consumi, tra economia e stato, in breve, l’epoca moderna del capitalismo di stato”.

[3] L’autore in questa parte cita ampiamente R. Means (“The same old song”, 1980).

[4] In altra parte del libretto (pag. 34) contesta i Verdi che, sì, “hanno una sensibilità molto vicina a quella dei popoli nativi ma, che, purtroppo, tendono spesso a moderare il proprio messaggio sia per entrare nelle istituzioni, sia per essere accettati nel sistema tecnologico-industriale”.

2 risposte

  1. Piero Nigra ha detto:

    Vengo a conoscenza adesso d Pierluigi Rainone e delle sue idee. Sono piacevolmente sorpreso, perché anch’io la penso come lui, tant’è che ho scritto alcuni libri che trattano appunto la natura umana, rappresentata dai gruppi di cacciatori raccoglitori. Essi traggono dal loro capitale ambiente solo gli interessi, lasciando perfettamente intatto il loro capitale naturale.
    Con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento sono nate la proprietà privata e le classi sociali. Da quel momento l’uomo ha iniziato a vivere al di sopra delle sue possibilità, perché non solo non gli bastavano più gli interessi, ma ha intaccato progressivamente il capitale naturale (con la deforestazione, la cementificazione, la desertificazione). Non solo, è stato costretto a utilizzare energie fossili (inquinando) per potersi adattare al suo modo di vivere artificiale.
    Per sottrarsi alla logica del profitto è necessario rifarsi alla natura, la quale insegna che la competizione è servita solo per trovare strutture e soluzioni cooperative. Questo meccanismo è presente in tutti i livelli sistemici in cui è strutturata la natura. Ad esempio, il corpo umano è un’immensa federazione di cellule dal metabolismo autonomo, aventi ognuna il compito di produrre un lavoro o una sostanza chimica utile al collettivo pluricellulare. In cambio avranno il necessario per la loro sopravvivenza.
    Allo stesso modo per uscire dalla logica della competizione, del profitto e dell’individualismo sarebbe necessaria un’organizzazione internazionale, che parta dal basso, che miri alla costruzione di tante piccole entità territoriali autosufficienti dal punto di vista alimentare ed energetico che collaborano tra loro per la necessaria produzione tecnologica.
    È un argomento che mi piacerebbe approfondire con persone interessate.

  2. Sinistra Libertaria ha detto:

    Interessante Piero. Ne parleremo. A magari ci mettiamo in contatto.

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