Camillo Berneri cita Zola: il lavoro è la vita stessa
Con Camillo Berneri scopriamo che l’anarchismo non è necessariamente anti-clericale come apparirebbe dalla lettura, ad esempio, di Johann Most (“La peste religiosa”). E’ fatto anche di agnostici come Berneri che però nutrono grande interesse per le questioni religiose.
In “Il cristianesimo e il lavoro”, Camillo Berneri ci spiega che « il concetto evangelico-cristiano del lavoro è giudaico biblico » e come sin da « l’Antico Testamento il concetto del lavoro come pena [ « castigo eterno » del peccato originale, NdR ] e quello di lavoro come dignità propria all’uomo appaiono fusi ».
Dignità perché « non abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi », come recita “Tessalonici III, 8” [2].
« Il lavoro può essere una grazia perché “l’uomo è nato per il lavoro come l’uccello per il volo” » scrive Bernesi citando “Giobbe V, 7” [3].
« Lavorare si deve, insegna Calvino – si legge ancora nello studio dell’anarchico –, non per godere dei risultati edonistici delle proprie fatiche ma per instaurare il Regno di Dio ».
Insomma, « il disprezzo ellenico delle classi aristocratiche per quelle lavoratrici è del tutto superato » col cristianesimo, spiega ancora Camillo Berneri.
Anche perché « l’ozio, conduce alla miseria e al peccato » ricostruisce Berneri riportando “Proverbi XXIII, 4” [4].
Il legame del lavoro con Dio, l’ordinamento sociale e vita stessa
Il saggio-studio non si limita a citare la Bibbia ma si sofferma anche sul pensiero laico, come quello di:
- Giordano Bruno (1548-1600), secondo il quale, « in netta opposizione all’ozio accidioso […] il lavoro è un mezzo di redenzione » che « mediante le industrie e le arti allontana l’uomo dall’animale e lo avvicina a Dio »;
- Tommaso Campanella (1568-1639) che sostiene come « sul lavoro che deve basarsi l’ordinamento sociale » ma anche che « il lavoro è ridotto al necessario, sì che tutti gli uomini possano elevare il proprio spirito »;
- Émile Zola (1840-1902 ) che, in va dire al suo personaggio Luca: « Il lavoro è la vita stessa. Egli è la pace, la gioia, com’è la salute. Noi non nasciamo che per l’alveare ».
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Fonti e Note:
[1] La Cooperativa Tipolitografica Carrara, Camillo Berneri, “Il cristianesimo e il lavoro” (2011, prima ed. 1965).
[2] Ma anche, Tessalonici III [10:12, 14]: « vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare. Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili. Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore [nostro] Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente. E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni ».
[3] O meglio, secondo la “Nuova Riveduta 2006” di Giobbe 5 [7]: « l’uomo nasce per soffrire, come la favilla per volare in alto ».
[4] Più precisamente, secondo la “Nuova Riveduta 2006” di Proverbi 13 [4] « il pigro desidera e non ha nulla, ma l’operoso sarà pienamente soddisfatto ».
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