Lelio Basso avvisa: “L’Italia verso un regime di polizia”

Un’inquietante deriva autoritaria starebbe stringendo la democrazia italiana in una morsa sempre più soffocante. A lanciare l’allarme alla Camera dei Deputati è stato l’onorevole socialista Lelio Basso, che ha denunciato un pericoloso «aggravamento del regime di polizia» nel Paese [1] [2].
Secondo il deputato, la tendenza in atto non si limita a mantenere in vigore le rigide leggi fasciste, come il Codice Rocco, ma spinge addirittura «al di là delle più rigide norme fasciste». Una denuncia che arriva in un momento di crescente restrizione dei diritti civili, con l’espansione dei poteri discrezionali delle forze dell’ordine.
Lelio Basso ha evidenziato con preoccupazione l’aumento delle risorse destinate alla Pubblica Sicurezza, non solo in termini di bilancio ma anche di uomini, a dimostrazione di una politica che punta al rafforzamento di strumenti repressivi piuttosto che alla tutela delle libertà fondamentali. Ha poi sottolineato come prefetti e questori abbiano sempre più margine di intervento per limitare il diritto di manifestazione, una delle espressioni più alte della democrazia.
Pur senza citare direttamente il “Daspo Urbano” introdotto nel 2017 dal governo Gentiloni (PD), la recente applicazione del concetto di “Zone Rosse” voluta dal ministro dell’Interno Piantedosi (Lega) o il discusso DDL 1660 approvato alla Camera sotto il governo Meloni (FdI), il suo intervento non ha lasciato spazio a dubbi.
Lelio Basso denuncia: la politica concede l’arbitrio alla polizia
«Oggi, facendo a ritroso un processo di civiltà che il mondo ha compiuto nel corso del XIX secolo, si tende continuamente ad accrescere la sfera di discrezionalità della polizia, ben sapendo che quanto più si estende la discrezionalità, tanto più si estende l’arbitrio e tanto più si limitano il diritto e la libertà», ha dichiarato con fermezza Basso.
A sostegno delle sue parole, Lelio Bassi ha citato l’illustre parlamentare Silvio Spaventa [3], ricordando un principio fondamentale dello Stato di diritto: «Solo quella attività di polizia che reprime il reato in uno dei suoi stadi è prevenzione legittima; ogni altra prevenzione è un arbitrio biasimevole, una violazione della libertà dei cittadini». Basso si è quindi domandato se le affermazioni di Spaventa, che pure era di destra, possano oggi essere considerate come «teorie antiquate».
Infine, ha riportato alla memoria un episodio storico significativo: già nel 1867, in un’Italia appena nata e ancora fragile, la Camera dei Deputati ebbe il coraggio di sancire che «la Pubblica Sicurezza non ha il diritto di sciogliere comizi [intese Pubbliche Manifestazioni, N.d.R.] in assenza di un turbamento effettivo dell’ordine pubblico o di un reato in corso di esecuzione» [4].
Le parole di Basso sono un monito severo alla coscienza democratica del Paese: la libertà non è mai garantita una volta per tutte e ogni passo verso l’autoritarismo deve essere fermato prima che sia troppo tardi.
Unisciti alla conversazione …
Un post è solo l’inizio di una conversazione! Partecipa attivamente con un tuo commento nell’area più giù e costruiamo insieme nuove idee e questa Comunità.
—
Fonti e Note:
[1] Discorso pronunciato alla Camera il 26 ottobre 1950, riportato in BASSO Lelio, 1975, “Fascismo e Democrazia Cristiana. Due aspetti del capitalismo italiano”, Ed. Mazzotta, pagg. 79-83.
[2] Lelio Basso (Varazze, Savona, 25 dicembre 1903 – Roma, 16 dicembre 1978) fu un politico, giornalista e avvocato italiano, esponente del Partito Socialista Italiano (PSI). Nel 1947 fu tra i fondatori del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), ma successivamente rientrò nel PSI. Basso fu deputato all’Assemblea Costituente (1946-1948) e poi parlamentare per diversi mandati: Deputato alla Camera dal 1948 al 1968, quindi
Senatore dal 1972 al 1976. Durante la sua carriera politica, si distinse per il suo impegno nella stesura della Costituzione Italiana, in particolare per gli articoli sui diritti fondamentali e sul lavoro.
[3] Silvio Spaventa (1822-1893) fu un politico, patriota e intellettuale italiano, attivo durante il Risorgimento. Fu un esponente del liberalismo moderato e un sostenitore dell’Unità d’Italia. Partecipò ai moti risorgimentali e, a causa della sua attività contro il Regno delle Due Sicilie, venne imprigionato per diversi anni. fu Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia dal 10 luglio 1873 al 18 marzo 1876 nel governo di Marco Minghetti. Durante il suo mandato, si occupò principalmente dello sviluppo delle infrastrutture e delle ferrovie, promuovendo una maggiore regolamentazione del settore ferroviario per favorire il controllo pubblico e l’efficienza del trasporto.
[4] Ordine del giorno Mancini approvato dalla Camera italiana l’11 febbraio 1867 con 136 voti contro 104 e che provocò di fatto la caduta del governo Ricasoli.
Ovunque e comunque sanzioni facili, a cominciare dai limiti di velocità assurdi che servono a fare cassa tenendo al riparo gli agenti.
Come si evince, quello che stiamo vivendo dal 2020, ha radici temporali vecchie e se ci fossero menti pensanti, il regime nazista, radicato, sarebbe al cimitero.