Assemblea Aperta: Ripensare Stato, Difesa e Democrazia

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La scorsa domenica pomeriggio, il canale riservato alle discussioni strategiche del server Discord di Sinistra Libertaria ha ospitato un confronto particolarmente animato. Per oltre due ore, i diversi attivisti collegati hanno sviluppato un dialogo articolato attorno a due nuclei tematici fondamentali:

  • i modelli di difesa nazionale,
  • e il rapporto tra Stato e comunità.

Due temi che potrebbero e dovrebbero essere intersezionali ma che nei fatti non lo sono.

La polemica sugli 800 miliardi

La discussione ha preso le mosse dall’analisi della recente proposta della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sugli armamenti. “Non si tratta di difesa, ma di un regalo scandaloso alle lobby militari“, ha esordito un partecipante, suscitando ampio consenso. Molti interventi hanno sottolineato l’assenza di una vera strategia continentale: “Questa spesa rappresenta semplicemente un trasferimento di risorse pubbliche verso i complessi industriali-militari, principalmente statunitensi”.

Particolarmente critici sono stati i commenti sulla presunta “minaccia russa”: “La narrazione dell’invasione nel 2030 ha la stessa credibilità delle profezie di Nostradamus – ha osservato un altro utente – Si tratta di costruire artificialmente un clima di paura per giustificare spese folli”.

Il presidente Putin non ha alcun interesse strategico per “arrivare a Lisbona” e non gode, allo stato attuale, di un consenso popolare verso un’eventuale tale azione; consenso che, di massima, invece, ha saputo costruire in merito alla limitata – seppur costosa in termini umani – “operazione speciale Donbass”.

Al contrario, in presenza di un piano strategico europeo, e quindi anche di una razionalizzazione delle forze militari comuni e dei relativi armamenti di difesa, risulterebbe evidente il risultato di una riduzione della spesa militare.

La crisi del concetto di comunità

Il dibattito si è poi spostato su un piano più profondo, analizzando il distacco tra istituzioni e cittadini.
Si è osservato come l’articolo 52 della Costituzione parli di difesa della Patria, ma la gente non si sente parte di questa Patria. “Come può parlarsi di difesa della Patria quando lo Stato viene percepito come un’entità estranea alla vita delle persone?“, ha fatto notare un partecipante. La riflessione ha trovato terreno fertile: “Il voto quinquennale non crea partecipazione reale – è stato osservato – servono strumenti di democrazia continua e un nuovo modello di educazione civica”.

Il nodo della difesa popolare

Sul tema specifico della difesa nazionale sono emerse posizioni diversificate. Da una parte chi sosteneva che, in Italia: “più che un esercito professionista sarebbe utile, a fianco ad una ristretta aliquota professionista specializzata per l’uso delle armi più complesse, un esercito popolare. In altre parole, non una “leva” giovanile ma una universale partecipazione all’addestramento militare e all’uso delle armi della popolazione”. Dall’altra chi obiettava: “La proliferazione delle armi comporta rischi inaccettabili, come dimostrano le tragedie americane”. Una mediazione propositiva ha suggerito: “Formazione sì, ma con rigidi controlli sulle armi, accompagnata da politiche di prevenzione dei conflitti”.

Certo è, si è detto, che il cittadino oggi è distratto da altro, non pensa alla politica. Lavoro, cura dei propri problemi, e quindi mancanza di tempo, sono solo alcune delle cause.

Oltre le divisioni

Significativa è stata la riflessione sul metodo dialogico: “Emarginare chi dissente è controproducente – è stato fatto notare – il confronto deve avvenire attraverso l’argomentazione, non l’etichettamento”. Parallelamente, si è sviluppata un’analisi sulle politiche di sicurezza: “Il carcere non risolve – ha osservato un partecipante – servono investimenti culturali ed economici, come dimostra l’evoluzione storica di reati un tempo socialmente accettati come il cosiddetto delitto d’onore“.

Verso le proposte

La discussione si è concretizzata in due decisioni operative:

  1. Elaborazione collettiva di una petizione per l’estensione del servizio civile universale,
  2. Sperimentazione di un nuovo orario serale per favorire la partecipazione.

“Questo scambio dimostra la nostra capacità di affrontare temi complessi con serietà e rispetto reciproco”, è stato il commento conclusivo. La conversazione continua, dimostrando come anche gli spazi digitali possano diventare laboratori di pensiero critico e proposta politica.

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