Bakunin: L’organizzazione sociale di uno “Stato” anarchico

«Senza uguaglianza politica non esiste una vera libertà politica, ma l’uguaglianza politica diventerà possibile solo quando ci sarà uguaglianza economica e sociale». Così afferma Michail Bakunin nel 1866 nel Catechismo rivoluzionario.

L’anarchico russo precisa subito dopo: «L’uguaglianza non implica l’appiattimento delle differenze individuali, né l’identità intellettuale, morale e fisica degli individui. Questa diversità di capacità e di forze, queste differenze di razze, nazioni, sessi, età e individui, lungi dall’essere un male sociale, costituiscono al contrario la ricchezza dell’umanità».

Ma, allora, anche con l’anarchismo avremo ancora poveri e ricchi? Sembra proprio di sì, interpretando il pensiero di Bakunin. «L’uguaglianza economica e sociale non implica il livellamento delle fortune individuali, come prodotto della capacità, dell’energia produttiva e dell’economia di ciascuna persona».

Restiamo, quindi, nell’ambito dell’economia del “merito” propugnata dal neoliberismo.

C’è però una differenza importante: «La giustizia, così come la dignità umana, esige che ogni persona sia unicamente figlio delle sue opere. Questa uguaglianza di punto di partenza, che la giustizia esige per tutti, sarà impossibile finché esisterà il diritto di eredità». In altre parole, Bakunin sostiene la «abolizione del diritto di successione».

Bakunin cerca di placare ogni timore che potrebbe sorgere da una simile rivoluzionaria proposta: «Tutti i genitori saranno ugualmente rassicurati sulla sorte dei propri figli». Bakunin così spiega le sue intenzioni: «Lo scopo legittimo e serio del diritto ereditario è sempre stato quello di garantire alle generazioni future i mezzi per svilupparsi e diventare uomini. Di conseguenza, solo il fondo per l’educazione e l’istruzione pubblica avrà diritto di eredità con l’obbligo di provvedere anche al mantenimento, all’educazione e all’istruzione di tutti i bambini dalla nascita fino alla maggiore età e alla loro completa emancipazione».

Secondo Bakunin, l’esito di questa azione sarebbe il seguente: «La disuguaglianza risultante dal diritto di eredità, una volta abolito, resterà sempre, anche se notevolmente ridotta, quella che risulterà dalla differenza nelle capacità, forze ed energie produttive degli individui».

In sostanza, sarà «il lavoro l’unico produttore di ricchezza». E, ancora, «chi vuole vivere in mezzo alla società deve guadagnarsi da vivere proprio lavoro». Questo perché «il lavoro è la base fondamentale della dignità e dei diritti umani. Perché è solo attraverso il lavoro libero e intelligente che l’uomo crea il mondo civilizzato».

Si tratterà di un lavoro che, per necessità, dovrà svolgersi in forma associata, poiché l’anarchismo non prevede il lavoro salariato [2].

Nel suo breve saggio, Bakunin conclude chiarendo ulteriormente la propria proposta: «Ognuno sarà libero di associarsi o di non associarsi per lavoro, ma non c’è dubbio che, ad eccezione del lavoro di fantasia, la cui natura richiede la concentrazione in sé dell’intelligenza individuale, in tutte le imprese industriali e anche scientifiche o artistiche che, per la loro natura ammettono il lavoro associato, l’associazione sarà preferita da tutti, per la semplice ragione che l’associazione moltiplica in modo meraviglioso le forze produttive di ciascuno, e che ciascuno diventando membro e collaboratore di un’associazione produttiva, con meno tempo e molte meno fatiche, guadagnerà molto di più».

Attenzione, però: «l’iniqua divisione stabilita tra lavoro intellettuale e lavoro manuale» dovrà cessare, afferma l’anarchico. «L’intelligenza separata dall’azione corporea – infatti – si snerva, inaridisce, avvizzisce, mentre la forza corporea dell’umanità, separata dall’intelligenza, si abbrutisce». Qui siamo di fronte alla condanna della divisione del lavoro, così cara al capitalismo.

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Fonti e Note:

[1] BAKUNIN Michail, marzo 1866, Catéchisme Révolutionnaire, Amsterdam, IISG, Archives Bakunin.

[2] «Il male di cui soffrono gli uomini è ancora più facile da determinare: lavorano per gli altri, e il loro lavoro, privato della libertà, del tempo libero e dell’intelligenza, e per questo degradato, li degrada, li schiaccia e li uccide».

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