Bologna, assemblea comunista su “Il Partito che Serve Oggi”

Markom Malcoj, militante comunista, relaziona al pubblico

Lo scorso 25 gennaio, a Bologna, si è svolta l’assemblea nazionale “1921 – Il Partito che Serve Oggi”, alla quale hanno partecipato diverse sigle del panorama comunista italiano. Tra i numerosi interventi dell’incontro, quello del giovane torinese Markom Malcoj, militante del Fronte della Gioventù Comunista, è apparso molto appassionato, specie quando ha evidenziato l’urgenza di rilanciare la lotta comunista in Italia.

«Sappiamo bene che, all’interno di questo sistema, nessuna conquista è permanente. In una fase di arretramento del movimento operaio e comunista, i padroni e i loro governi smantellano, pezzo dopo pezzo, i diritti ottenuti con anni di lotte» ha affermato Malcoj. L’attacco più recente, ha sottolineato, arriva con un Disegno di Legge in discussione al Senato, volto a criminalizzare le lotte più combattive dei lavoratori, ridurre gli spazi di agibilità politica e reprimere il dissenso, colpendo in particolare le avanguardie sindacali e politiche.

Di fronte a questa minaccia, la risposta non può essere la ritirata. «Dobbiamo intensificare la lotta, darle una direzione politica chiara e rafforzare la nostra organizzazione, così da ribaltare i rapporti di forza e mettere in crisi gli interessi dei padroni di questo paese» ha incalzato il giovane militante.

Riccardo Antonini (Unione di Lotta per il Partito Comunista), nel proprio intervento, ha condiviso l’invito di Malcoj: «La situazione, caratterizzata da una profonda crisi economica, sociale, sanitaria e ambientale – ha detto -, spinge i comunisti ad assumere responsabilità per aprire un processo politico-organizzativo in cui strutturarsi e rafforzare il legame con il movimento operaio, con i lavoratori e le lavoratrici, confrontandosi con i suoi problemi e le sue necessità, acquisire influenza e accumulare forze».

Antonini ha però lamentato come «nel dibattito di realtà comuniste non vi sia traccia del ruolo dello Stato». Ha voluto quindi ricordarlo: «Gli Stati borghesi, tra cui le cosiddette “repubbliche democratiche”, sono la forma di dominazione della minoranza sulla classe operaia e il proletariato. Qualunque sia la forma statale, il contenuto di classe è la dittatura del capitale». In altre parole, lo Stato non è nient’altro che «l’Organo del potere politico, di oppressione e violenza, della classe dominante».

Il ruolo storico dei giovani nella lotta comunista

La storia offre un precedente significativo. Più di un secolo fa, il 21 gennaio 1921, nasceva a Livorno il Partito Comunista d’Italia, sezione italiana dell’Internazionale Comunista. Un partito che emergeva dalle macerie della Prima Guerra Mondiale, ispirato dalla Rivoluzione d’Ottobre, e che vedeva i giovani in prima linea. All’epoca, la federazione giovanile socialista scelse in massa di aderire al nuovo partito e all’Internazionale Comunista, trasformandosi nella Federazione Giovanile Comunista. Malcoj ha ricordato che i dirigenti di allora erano perlopiù trentenni, dimostrando che la gioventù è sempre stata motore delle trasformazioni rivoluzionarie.

Oggi, il confronto interno al movimento comunista vede spesso le giovani generazioni sostenere posizioni più radicali e avanzate rispetto ai compagni più anziani. «Siamo noi giovani a portare avanti le posizioni rivoluzionarie, perché abbiamo chiaro che il cambiamento non può avvenire dentro i margini di questo sistema» ha dichiarato Malcoj.

L‘assemblea denuncia la repressione anti – comunista dell’EU

L’attacco ai simboli del comunismo si intensifica su scala internazionale. Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che equipara i simboli nazifascisti a quelli comunisti, chiedendone la messa al bando nei paesi dell’UE. «Un parallelismo disgustoso! Dovrebbero vergognarsi!» ha esclamato Malcoj, denunciando il revisionismo storico volto a cancellare l’eredità della lotta comunista.

Ma il problema per i lavoratori non è solo rappresentato da queste estemporanee iniziative delle istituzioni borghesi. Lo spiega bene ancora Riccardo Antonini (ULPC): «La classe dominante, con la campagna anticomunista, deve impedire che le masse popolari siano attratte dall’influenza e dalla direzione del proletariato organizzato. Approfittando della sconfitta del socialismo, che ha seminato smarrimento e sfiducia, ha cosparso il ‘virus’ delle ideologie borghesi e piccolo borghesi dal nazionalismo al sovranismo, dal neo-corporativismo all’individualismo».

«Il processo di ricostruzione comunista non è semplice – ha ammesso il dirigente comunista -. La frantumazione tra gruppi e collettivi che si richiamano al movimento comunista non si azzera dalla sera alla mattina». Tuttavia, nonostante la repressione, in Italia resistono numerose esperienze di lotta: dai movimenti per la casa ai disoccupati di Napoli, dalle battaglie per la salute e l’ambiente fino alle lotte femministe. Nel movimento operaio, gli scioperi nei settori della logistica, dell’automotive e delle ferrovie dimostrano la combattività della classe lavoratrice. Ma queste lotte, per quanto importanti, restano frammentate. «Manca un centro unico di direzione politica capace di unificarle in un fronte di classe» ha sottolineato Malcoj. È necessario superare la semplice rivendicazione immediata e portare la lotta su un piano politico, per evitare che venga neutralizzata dalle contraddizioni del sistema.

Il futuro del comunismo in Italia

«Per rilanciare con forza una proposta comunista in Italia, serve chiarezza su cosa i comunisti devono essere e, soprattutto, su cosa non devono fare!» ha affermato Malcoj. «È assurdo che nel 2025 – come è successo all’XI Congresso di Rifondazione Comunistasi debba ancora discutere se riproporre l’Ulivo o la Sinistra Arcobaleno: due progetti falliti, che hanno condannato i comunisti alla marginalità».

Costruire il partito non deve significare inseguire alchimie elettorali o garantire poltrone parlamentari a pochi dirigenti. La priorità è creare un partito d’avanguardia dei lavoratori, in grado di rimettere al centro la classe operaia e i suoi bisogni reali. Lo ha chiaramente affermato ancora Riccardo Antonini: «I comunisti, che hanno l’obiettivo dell’abbattimento dello Stato borghese e l’instaurazione di uno Stato proletario, non si affidano alle elezioni».

Un obiettivo certamente non semplice oggi, come ha spiegato Antonini (ULPC), poiché «la borghesia costruisce un sistema articolato di consenso e combina i suoi strumenti classici [la repressione poliziesca, N.d.R.] attraverso l’egemonia culturale e psicologica di condizionamento e indottrinamento delle masse». Un sistema solido e basato su «chiesa, famiglia, scuola, mass media, partiti borghesi e riformisti, sindacati di regime».

«Non partiamo da zero» ha concluso tuttavia Malcoj con entusiasmo. «Ci sono centinaia di giovani che sono cresciuti nel fuoco della lotta e vogliono essere in prima fila nella costruzione di una grande forza comunista in Italia!».

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