Chomsky: Il pessimo ruolo dei media nella democrazia

I mass media non si limitano solo al compito di divertire, intrattenere e informare ma secondo lo scrittore Noam Chomsky, anche di « inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte »[1].

Già nel compito di informare, i media, a seconda dell’interesse dell’editore, danno maggiore risalto ad un evento piuttosto che ad un’altro. Spiega Chomsky: « La qualità della copertura di una notizia da parte dei media si rivela in modo più diretto e impietoso nella collocazione, nei titoli, nelle parole usate e, in generale, negli espedienti a cui si ricorre per suscitare di volta in volta interesse o indignazione ». La presenza e la scelta delle immagini è uno di questi espedienti.

Chomsky descrive un vero e proprio modello di propaganda: « Denaro e potere possono filtrare le notizie da diffondere, marginalizzare il dissenso e consentire al governo e agli interessi privati dominanti di far pervenire al pubblico i propri messaggi ».

Nel suo saggio, Chomsky illustra questo modello. In estrema sintesi, nel datato ma documentato saggio, lo scrittore afferma che « le notizie grezze devono passare attraverso filtri successivi in modo che alla stampa arrivi solo il residuo depurato ».

È la pubblicità a svolgere un importante ruolo di filtro: « Sono le scelte degli inserzionisti a incidere sulla sopravvivenza e sulla prosperità dei media », spiega Chomsky. Infatti, « molte aziende per principio si rifiutano di patrocinare sia i propri nemici ideologici sia coloro che, a loro giudizio, danneggiano i loro interessi  ». Ciò comporta la chiusura dei giornali radicali. Ma non solo: « Una società importante difficilmente sponsorizzerà programmi che criticano seriamente il mondo produttivo, o il sostegno interessato delle imprese ai regimi tirannici del Terzo Mondo ». Per conseguenza, i mass media arrivano ad auto-censurare ogni informazione che, a loro giudizio, possa dispiacere agli inserzionisti.

Per la sopravvivenza della stampa indipendente, tali problemi rendono fondamentali le sovvenzioni pubbliche.

Un ulteriore filtro è fornito dalle fonti scelte dai giornali. Ragioni economiche evidenti impediscono ai giornali di coprire con giornalisti e fotografi ogni evento rilevante. Dunque i giornali si affidano a « fornitori credibili di storie ». Sotto forma dell’invio di comunicati stampa corredati da shot fotografici, tali fornitori sono spesso società commerciali e organismi istituzionali (il Municipio, la Questura, etc.). La conseguenza di tale dipendenza è spiegata ancora da Noam Chomsky: « In virtù dei servizi che rendono, […] i potenti possono servirsi di relazioni personali, minacce e incentivi per condizionare ulteriormente i media o addirittura per piegarli alla propria volontà. Dal canto loro, i media, per non fare un torto alla propria fonte e non mettere a repentaglio una collaborazione tanto stretta, possono sentirsi obbligati a raccontare storie molto dubbie e tacere le proprie critiche ».

Il fattore della proprietà dei mass media gioca anch’esso un fondamentale ruolo sulla sua indipendenza. Se l’editore è statale, evidentemente si curerà di sostenere il governo. Se l’editore è una società privata, invece, nel migliore dei casi, ridimensionerà le notizie che possono arredare danno al business del Gruppo. Se, infine, l’editore è un soggetto politico, tenderà a presentare solo le ragioni della propria parte. Al più provando a delegittimare gli avversari politici.

Chomsky infine, cita l’anticomunismo quale ultimo filtro dei mass media. Scrive, infatti: « Il comunismo è stato sempre l’ossessione di coloro che detengono il potere economico. L’anticomunismo è un utile strumento di mobilitazione del Popolo contro un nemico e, poiché si tratta di un concetto sfuggente, può essere usato contro chiunque invochi scelte politiche che minacciano gli interessi della proprietà ».

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[1] CHOMSKY Noam,”La fabbrica del consenso”, 1998, Trad. Stefano Rini, Il Saggiatore, Milano 2006. ISBN 978-8856-500073.

2 risposte

  1. Antonino Contiliano ha detto:

    Parola insepolta, il comunismo è sempre insurgente potenza rivoluzionaria

  2. Nicolò Vignanello ha detto:

    Tutto questo è già stato detto in maniera più semplice da Gustave Le Bone in “Psicologia delle folle” (1895) ed allora non esisteva la tv. Come ho detto in altro commento credo che il capitalismo si sia ben documentato ed ha saputo portare negli ultimi due secoli – dalla rivoluzione industriale in poi – avanti il proprio discorso vale a dire il proprio interesse tutelandosi al meglio contro gli avversari ideologici e i nemici sociali: quelle masse che non devono sapere che esiste un sistema socio-economico e politico realmente alternativo e a vantaggio di tutti partendo dai più deboli.

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