Democrazia Inclusiva: costruire una Rete di Cittadini
La costruzione una “Rete di Cittadini per la Democrazia Inclusiva” che miri a creare una coscienza democratica alternativa attraverso l’intervento politico ma anche attraverso attività culturali.
E’ obiettivo intermedio della “Democrazia Inclusiva”.
Un primo passo in questa direzione potrebbe essere la creazione di gruppi di studio.
Sempre di più sono oggi coloro che ritengono, infatti, come causa più profonda dell’attuale crisi multidimensionale (economica, politica, ecologica, sociale, culturale) la concentrazione di potere nelle mani di “elite” e dalla loro principale articolazione politica, la democrazia “rappresentativa”.
Lo stato, d’altro canto, per struttura, nei fatti, è un’organizzazione del potere che trasforma i cittadini in sudditi.
Tale constatazione rende non possibile la riforma del sistema.
Per una democrazia inclusiva, si torni alle agorà atenesi
E’ necessario, quindi, creare un nuovo sistema di organizzazione politica, sociale ed economica che assicuri l’equa ripartizione del potere tra tutti i cittadini e a tutti i livelli (politico, economico, sociale, culturale).
Strumento funzionale al raggiumento della “Democrazia Inclusiva” è la creazione di istituzioni politiche di democrazia diretta, di modo che tutte le decisioni siano prese da assemblee locali di cittadini.
Democrazia inclusiva vuol dire arrestare l’economia di mercato
Secondo il pensiero della “Democrazia Inclusiva”, inoltre, il sistema dell’economia di mercato ha portato all’attuale enorme concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, creando nel contempo disoccupazione, sottoccupazione, insicurezza, e l’attuale catastrofe ecologica.
Obiettivo primario dell’attività economica non dovrà essere l’attuale “sviluppo” ecologicamente catastrofico imposto dalle leggi della concorrenza e del profitto, ma la soddisfazione dei bisogni di tutti i cittadini.
Ciò sarà raggiungibile tramite la creazione di istituti di autogestione – non gerarchizzata – delle fabbriche, degli uffici e, più generalmente, dei luoghi di produzione di beni o di servizi, compresi quelli culturali, artistici e scolastici.
Si tratta di un percorso probabilmente lungo, ma la cui partenza non è possibile procrastinare.
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Fonti e Note:
[1] Archive.org (recuperato da: inclusivedemocracy.org ), Takis Fotopoulos, 1999, “Gli obiettivi della Democrazia Inclusiva”.
Non solo concordo ma partecipò ad un gruppo che ha già avviato i tavoli di lavoro tematici; parliamone.
L’unanimità e difficile da raggiungere e d’altronde il sistema maggioritario è l’anticamera delle diseguaglianze. Credo serva un cambio culturale abbastanza profondo e serva anche un cambio di coscienza tale da darci considerare la diversità come ricchezza.