Fact-Checkers ovvero la fabbrica della verità di Stato
Fake News e Fact-Checkers. Negli ultimi due anni si è assistito alla diffusione di questi due termini. Con i secondi a caccia delle prime.
Interessante notare come gli autodefiniti Fact-Checkers sono stati ingaggiati dai media a maggiore diffusione ( mainstream ) e finanziati da Autorità pubbliche o mega-aziende globali e che loro “vittime” sono le opposizioni, coloro che dissentono.
Tutto il contrario di come dovrebbe essere l’informazione: il cane da guardia della democrazia.
Interessante leggere, in proposito, il pensiero di William Godwin.
Godwin: è tirannia la politica che sovrintende alle opinioni
Nella sua opera “l’eutanasia dello stato”, Godwin scrive: « se l’opinione diventa materia di sovrintendenza politica, veniamo immediatamente implicati in una schiavitù cui nessuna immaginazione umana può mettere fine ».
Ed ancora: « in quest’ultimo caso non si può far altro che ricorrere agli inequivocabili principi della tirannia ».
Godwin: la Verità non ha bisogno di essere patrocinata [dai Fact-Checkers, NdR]
Secondo Godwin, « la verità e la virtù sono capaci di combattere le proprie battaglie. Non hanno bisogno di esser protette e patrocinate dalla mano del potere ».
Infatti, « chi può credere che, ad armi pari, la verità possa essere sconfitta? ».
Al contrario, scrive Godwin, « chi ha mai assistito a un caso in cui l’errore sia riuscito, privo dell’appoggio del potere, a battere la verità? ».
In buona sostanza, il filosofo libertario americano boccia la fabbrica della Verità di Stato.
Taccia di tirannico quello Stato che vuole stabilire quale sia la “giusta” opinione pubblica.
Una bocciatura che giunte in tempi non sospetti, già col il suo “Enquiry concerning political justice” nel 1793. Bocciatura, nel tempo, sempre ribadita dai veri liberali [2].
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Fonti e Note:
[1] “L’eutanasia dello Stato” di William Godwin, Peter Marshall, Pietro Adamo.
[2] Istituto Liberale, 5 settembre 2018, Giacomo Zamagni, “Giornalismo: il cane da guardia del potere“.
« Controllare il popolo senza limitare l’informazione è impossibile.
Lo stato ha sempre sfruttato i canali di informazione pubblici e anche quelli privati (attraverso scambi di favori con le lobby) per fare propaganda.
Ha sempre filtrato e bloccato le iniziative private scomode. Tutti questi canali di informazione offrivano un, limitato e oculatamente selezionato, spettro di opinioni e punti di vista.
Il giornalismo non è mai stato il garante della democrazia bensì il cane da guardia del potere ».
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