Festival Libertà, Musumeci: vincere il male col bene
“Carcere: vendetta di Stato” è stato il tema della seconda giornata del “Festival delle Libertà“. Il tema è stato affrontato dalla giornalista Ornella Fulco, in un dialogo con l’ospite dell’evento, Carmelo Musumeci, ex ergastolano ostativo liberato dopo 27 anni di prigione.
Natale Salvo, portavoce di Sinistra Libertaria e organizzatore della manifestazione, patrocinata dal sindacato CUB, ha aperto l’incontro che si è svolto presso l’Oratorio Salesiano di Trapani. Salvo ha subito ricordato le parole dell’anarchico Alexandr Berkman: «Il progresso sociale tende a contenere ed eliminare la consuetudine della vendetta diretta e personale. Nelle cosiddette società civili, l’individuo, in genere, non vendica i torti subiti. Delega i suoi “diritti” in tal senso allo Stato, al governo, il quale, tra i suoi “doveri”, ha appunto quello di vendicare i torti subiti». Questa citazione ha spiegato il titolo dell’incontro.
Sono state messe in luce, poi, le contraddizioni del sistema carcerario, definito costoso e inefficace. L’inutilità del carcere è dimostrata dall’alto tasso di recidiva tra i prigionieri una volta rilasciati. Inoltre, il sistema è costoso: ogni detenuto, in media, costa 160 euro al giorno. Per esempio, i 27 anni di carcere di Carmelo Musumeci sono costati alla collettività circa un milione e mezzo di euro.
Durante l’incontro si è parlato di problemi come il sovraffollamento delle carceri, i suicidi tra i detenuti, la privazione dell’affettività, l’ergastolo e il “regime di tortura democratica” del 41 bis.
Nel suo intervento, Carmelo Musumeci ha sottolineato l’importanza di prendersi cura dell’ambiente fisico e sociale come mezzo di prevenzione del crimine. Ha definito il quartiere di Fontanelle-Milo a Trapani (noto come “Bronx”) un ambiente criminogeno e ha richiamato i responsabili delle politiche pubbliche alle loro responsabilità.
Musumeci ha inoltre affermato che il suo impegno nel portare all’attenzione dell’opinione pubblica la condizione carceraria e la necessità di un corretto recupero dei soggetti con condotte devianti è un “dovere civico”. Ha sostenuto che non è la lunghezza o la crudeltà della pena a cambiare un criminale, ma l’attenzione e il bene ricevuti dai cittadini comuni e dai volontari disinteressati. Come ricorda il Vangelo in Romani 12:21: “Vincere il male con il bene”. Chi sconta la pena in forme alternative, contribuendo alla società, ha infatti un tasso di recidiva significativamente più basso rispetto a chi subisce la brutale repressione del carcere.
Musumeci, concludendo l’incontro, ha reclamato il “diritto all’affettività” per i detenuti, non solo come spazio per incontri intimi con il coniuge, ma anche per incontri significativi con i figli, magari per svolgere insieme i compiti. Secondo Carmelo Musumeci, moglie e figli non possono essere condannati a perdere un marito e un padre per colpe che non hanno commesso.
Gli appuntamenti del “Festival delle Libertà” proseguiranno mercoledì 2 ottobre , alle 17, con un dibattito sul tema dell’informazione manipolata, con ospiti il giornalista marsalese Giacomo Di Girolamo e Giuliano Marrucci di Ottolina TV, che collabora da anni con la trasmissione Report di Rai3.
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Non condivido il parere di Musumeci sul quartiere [criminogeno] Bronx, semmai laboratorio di bassa manovalanza al servizio di menti raffinate.
[Io sono convinto che] le menti criminali eccellenti prosperano in altri ambienti della società c.d. civile, anche quando ostentano finta attenzione [durante predeterminate manifestazioni pubbliche] verso il disagio e le necessità basilari della povera gente [facili prede], solo per raccoglierne i consensi di ogni tipo, ma ad uso personale, per scalare e raggiungere i posti di vertice dove assicurano il proprio durevole benessere economico con “mezzi legali” distanti però anni luce dal “lavoro”, nel senso nobile del termine.
Non è facile in poche parole spiegare l’inutilità dell’attuale carcere specie se, come avete detto, il popolo cerca vendetta e non giustizia.
Forse per questo argomento più che in tanti altri credo servano una serie di articoli, una sorta di discorso nel tempo che miri al confronto fra chi si oppone al carcere come momento repressione pura e semplice e chi, forse a ragione, crede nell’utilità del carcere come mezzo per evitare che qualcuno commetta ulteriori danni.
Sono dell’idea che il 41 bis sia uno strumento utile laddove applicato a casi di mafiosi mai pentiti o di pluriomicidi per cause non legate alla difesa della vita e della libertà, sono favorevole in sintesi all’applicazione nei confronti dei mafiosi ed introdurrei anche il reato di danno alla società civile e all’immagine della comunità con sanzioni pari al genocidio.
Ma di questo potremmo parlarne confrontandoci con articoli o meglio su un forum.