Il Pianeta si salva solo con la Decrescita!
Secondo un modello macroeconomico sviluppato dall’Università di Pisa insieme al Movimento Decrescita Felice (MDF), « per raggiungere l’obiettivo di riduzione dell’80% della CO2 nel 2050, le sole politiche energetiche non sono sufficienti: è necessaria anche:
- una significativa riduzione dei consumi,
- associata ad una diminuzione dell’orario di lavoro,
- e ad un contenimento dei salari » […].
Cos’è la Decrescita? Il rifiuto di ciò che non serve
In poche parole, è auspicabile e necessario « un cambiamento degli stili di vita e delle scelte dei cittadini ».
« Dobbiamo – spiegano quelli del MDF – semplicemente inventarci un’altra società ed un’altra economia, che prima di tutto dismetta il “paradigma della crescita infinita” e che quindi non si occupi più di stimolare produzione, redditi, consumi ed occupazione, quanto piuttosto di come ridurli e/o cambiarli ».
Nulla di che preoccuparsi. In verità, non c’è un vero rapporto tra « la crescita (quantitativa) del PIL e il miglioramento (qualitativo) del benessere ».
D’altro canto, la decrescita non è sinonimo di “rinuncia”, piuttosto « è il rifiuto razionale di ciò che non serve ».
Il MDF comprende l’obiezione classica: « Si ritiene che la riduzione dei consumi (e quindi della produzione economica e del PIL) porti necessariamente ad un aumento della disoccupazione (e quindi della povertà), già gravi oggi in Italia e specialmente al Sud ».
Il ricatto occupazionale crea anche lavoro “cattivo” e “dannoso”
Ad avviso del Movimento per la Decrescita Felice, occorre uscire dal « ricatto occupazionale ».
E’ tale ricatto che crea situazioni assurde quali quelle di:
- « difendere i posti di lavoro anche a costo di produrre armi che vengono usate per uccidere bambini in Yemen,
- avvelenare i cittadini di Taranto,
- ritenere inopportuna la SugarTax, utile per salvaguardare la salute dei nostri figli, perché fa perdere il lavoro a chi produce, trasporta e vende “bibite zuccherate” ».
Decrescita come? A partire dal Reddito di Base
La proposta del Movimento per la Decrescita Felice per uscire dal « ricatto occupazionale », parte dall’adozione di:
- una gratuità per i « servizi pubblici essenziali universali »,
- e, contemporaneamente, dalla previsione di un « Servizio Civile Universale » ovvero da un lavoro « non retribuito svolto dai cittadini » a favore della Comunità per « un prefissato numero di ore ». Quest’ultimo sarebbe inquadrabile come una sorta di “baratto amministrativo” ( vedi legge 164/2014 ) tramite il quale ciascun membro paga i servizi della Società col proprio “tempo”.
Il perno di quest’idea è, comunque, il “Reddito Universale di Base” ovvero « il “disaccoppiamento” tra vita dignitosa ed occupazione »: « fin quando “dipenderemo” dal lavoro retribuito infatti sarà necessario continuare a crescere ».
« Grazie a questo approccio integrato di servizi e reddito universale incondizionato – conclude MDF -, si elimina la necessità sociale di creare occupazione di qualsiasi tipo, anche se dannosa, pur di far vivere le persone e si superano anche i concetti (e la necessità) di strumenti quali “pensione”, “sostegno al reddito”, “cassa interazione”, ecc. ».
L’argomento sembra appena accennato ma già appare meritevole d’un approfondimento.
La proposta articolata in vari modi, da più parti e tra l’altro da diverso tempo, non decolla. Sulla carta è non solo una proposta sensata ma un modello, che doveva essere adottato già parecchi anni addietro. Il vero problema è e purtroppo sarà, la manovalanza pagata e sottopagata, che rasenta sempre più spesso la schiavitù. Sarà molto difficile, che le grandi aziende, le industrie, i grandi capitalisti rinuncino a questo modello e con esso questa forma di sottomissione totale dei lavoratori, che li ha condotti sulla vetta economica del Pianeta. Ci vorranno ahimè, parecchi anni ancora affinché gli Stati ed i Governanti prendano in considerazione questo modello economico.