In libreria: 1312 ragioni per abolire la polizia
« Je déteste la police ». Mi è capitato tra le mani un libro, fresco di stampa [1] che inizia così. Roba francofona, naturalmente. Testi del genere non esistono nel nostro paese.
Si tratta di un’opera meritoria di Gwenola Ricordeau, che introduce il lettore ad alcune riflessioni sul bilancio costi – benefici dell’esistenza di una struttura repressiva.
Riflessioni che nessuno, credo, abbia mai fatto in Italia; tanto è ritenuta scontata, ineluttabile, la stessa esistenza della polizia.
L’autrice, subito, all’inizio, spiega le motivazioni della propria avversione verso le forze “dell’ordine”: « detestare la polizia è una posizione politica. In una società capitalistica, razzista e patriarcale, scegliere il campo degli oppressi, degli sfruttati, dei tirannizzati, è mettere la polizia tra i nemici ».
Ovvero, « la polizia incarna lo Stato ed essa serve, quindi, a proteggere e mantenere la sua autorità. Appare, più precisamente, essere la difesa della proprietà privata e della struttura sociale, in particolare della struttura di classe. [E’ dimostrato] il ruolo della polizia nell’avvento dell’ordine capitalista ».
Al di là delle condivisibili motivazioni, le ragioni della concreta inutilità della polizia, dei fastidi da essa causati quando non della violenza gratuita in cui a volte precipita, dell’elevato costo per mantenere l’istituzione sono attentamente esaminati dall’autrice, e sintetizzati nel popolare slogan riportato nel libro: “ACAB”, ovvero “All Cops Are Bastards” ( trad.: tutti i poliziotti sono bastardi ).
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Fonti e Note:
[1] Amazon, Gwenola Ricordeau, “1312 raisons d’abolir la police” (2023).
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