Karl Popper: la democrazia? Non è il governo del popolo!
Karl Popper, pensatore liberale austriaco naturalizzato britannico, ha finalmente squarciato il velo che avevo davanti agli occhi, rivelandomi con chiarezza e precisione la sua verità: «Tutte le democrazie non sono governi del popolo, bensì governi dei partiti. Cioè governi dei leader di partito. Un parlamento [in] genere non rappresenta il Popolo e le sue opinioni, bensì l’influenza dei partiti (e della propaganda) sulla popolazione nel giorno delle elezioni» [1].
Popper spiega inoltre che non è importante come definiamo questa forma di governo (democrazia o altro) né chi governa. Secondo lui, «le democrazie non sono governi del popolo, bensì prima di ogni altra cosa istituzioni attrezzate contro la dittatura» [2].
La differenza tra dittatura e queste istituzioni (che, a mio avviso, non si possono nemmeno definire davvero democratiche) è semplice: «Il punto decisivo è unicamente la destituibilità del governo, senza spargimento di sangue» [1]. Questo può avvenire attraverso una votazione, ossia «una nuova elezione o un voto in un Parlamento eletto».
Popper porta ad esempio le dimissioni del presidente Richard Nixon, una destituzione di fatto, per spiegare come funziona la democrazia.
In sintesi, al Popolo resta un unico potere: «licenziare il governo», «qualora questo governo leda i suoi diritti e doveri; ma anche se giudichiamo la sua politica cattiva e sbagliata» [2].
Popper considera un grave errore insegnare alle persone, e in particolare ai giovani, che vivono in una società governata dal Popolo, perché «non è vero (e non può essere vero)». Secondo lui, quando si accorgono di questa realtà, non solo diventano scontenti, ma si sentono anche ingannati. Questo può portare a conseguenze negative, sia a livello filosofico che politico, fino a sfociare nel terrorismo [2].
Questa, dunque, è la nostra libertà secondo Popper: sapere che non possiamo influire sulle scelte del governo se non a posteriori, attraverso un «potere negativo» di destituzione. In altre parole, «viene respinta l’idea di un governo del Popolo, come pure l’idea di un’iniziativa del Popolo. Questi concetti vengono sostituiti da un’idea completamente diversa: quella di un “giudizio da parte del Popolo”» [2] con le “elezioni”.
D’altra parte, Popper scrive che «abbiamo bisogno della libertà, per evitare gli abusi del potere dello Stato», ma anche che «abbiamo bisogno dello Stato, per evitare l’abuso della libertà».
La libertà per il Popolo cui si riferisce il pensatore austriaco è quella «di parola; di accesso alle informazioni e di poter dare informazioni; libertà di stampa». Libertà, però, aggiunge Popper, che possono portare ad abusi, «per dare informazioni false o a scopi di istigazione». Contro tali abusi, «abbiamo bisogno di un tribunale dello Stato e, più di ogni altra cosa, di buona volontà».
Popper “sposa” il bipartitismo
Infine, Popper, che lasciò l’Austria poco prima dell’Anschluss nazista del 1937, sostiene un sistema politico fortemente maggioritario, basato su due soli partiti, come in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. In questo sistema:
- il partito che vince le elezioni si assume la responsabilità di governare, prendendo «le redini del comando»;
- il partito che perde, invece, assume un ruolo di controllo critico sull’operato del governo.
Per Popper, non importa se entrambi i partiti abbiano lo stesso programma; paradossalmente, sostiene anzi che dovrebbero averlo [3]. Ciò che conta è la funzione che svolgono. In questo modo, il Popolo sarà in grado di giudicare facilmente l’operato del governo nel giorno delle elezioni. E chi perde dovrà fare autocritica e riformarsi, perché «sarà costretto a imparare dai propri errori o a sparire».
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Fonti e Note:
[1] POPPER Karl (1902-1994), “Sulla teoria della democrazia”, scritto apparso sul settimanale “Der Spiegel”, b. 32, 3 agosto 1987, pp. 54-55; riportato da “I classici del pensiero – Popper: tutta la vita è risolvere problemi”, RCS Libri, Milano 2004.
[2] POPPER Karl (1902-1994), “Considerazioni sulla teoria e sulla pratica dello Satto democratico”, conferenza tenuta a Monaco di Baviera il 9 giugno 1988; riportato da “I classici del pensiero – Popper: tutta la vita è risolvere problemi”, RCS Libri, Milano 2004.
[3] POPPER Karl (1902-1994), “Pensieri sul collasso del Comunismo: un tentativo di capire il passato e di costruire il futuro”, conferenza tenuta a Siviglia il 6 marzo 1992 in occasione dell’Expo; riportato da “I classici del pensiero – Popper: tutta la vita è risolvere problemi”, RCS Libri, Milano 2004.
Qui Popper si schiera contro la polarizzazione destra-sinistra e sostiene la necessità di «smantellare la macchina da guerra ideologica» e di adottare «un programma umanitario, sostanzialmente accettabile da tutti». Tale programma dovrebbe prevedere solo sei punti: 1) più libertà, 2) la pace mondiale [intende la non proliferazione nucleare, N.d.R.], 3) la lotta alla povertà [riducendo la disoccupazione anche impegnando la gente in lavori pubblici, N.d.R.], 4) la lotta contro l’esplosione della popolazione, tramite un programma educativo mondiale, 5) l’educazione alla non-violenza, 6) il controllo e la limitazione della burocrazia.
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