L’ecosocialismo? Serve decrescita e veganismo
« L’economia globale deve essere ridimensionata per allinearsi ai suoi limiti naturali »: questa è la tesi di alcuni autori [1] che abbracciano l’ecosocialismo.
In proposito, dettano « un’agenda concreta: il “Nord globale” deve ridurre i consumi passando alle energie rinnovabili e a una produzione più localizzata ».
L’opera, secondo chi l’ha analizzata [2], « offre un’ampia panoramica del movimento per la decrescita e della sua critica al paradigma keynesiano del dopoguerra, insieme alle ideologie colonialiste, capitaliste e patriarcali che lo hanno sostenuto ».
Il “nuovo” modello può essere realizzato « nel qui e ora », secondo gli autori.
Quelle che loro chiamano “nowtopie” sono:
- « un’agricoltura sostenuta dalla comunità,
- il comunismo,
- le economie cooperative ».
In sostanza è necessario un “ecomodernismo” che parta da un sistema di produzione decarbonizzato.
Un altra opera [3], « condivide alcune caratteristiche con i decrescenti, immaginando niente di meno che una pianificazione ecologica su scala planetaria ».
Molto audace!
Una coalizione politica pro-Terra la via verso l’ecosocialismo
« Il loro piano – spiega Mat Huber su “New Letf Review” – richiederebbe l’imposizione del veganismo universale obbligatorio (altrimenti i numeri non torneranno mai) ».
Prevede, infine, la creazione di « una coalizione politica pro-Mezza Terra, i suoi membri sono vagamente delineati: “dovrebbero esserci attivisti per i diritti degli animali e agricoltori biologici lì, oltre a socialisti, femministe e scienziati” ».
L’obiettivo sarebbe quello di “imporre” questo nuovo “ordine sociale”: « abbiamo bisogno di una politica climatica che miri all’esterno, oltre i già convertiti, verso la classe operaia sfruttata e atomizzata, con la propaganda e, ove possibile, con l’esempio di esperimenti modello ».
Due problemi per realizzare l’utopia dell’ecosocialismo
Due però sono i problemi da affrontare per realizzare una tale utopia:
- Sicuramente combattere « il capitalismo [che] produce una maggioranza urbanizzata senza alcuna relazione diretta con le condizioni ecologiche dell’esistenza »;
- ma anche affrontare « la fame, per i mega-slum del mondo: … gli orti urbani non sostituiscono la produzione di grano su scala industriale ».
Per tale ultimo caso, la soluzione guarda con attenzione alla ricerca nel campo della produzione delle “carni” sintetiche.
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Fonti e Note:
[1] “The Future of Degrowth”, scritto in collaborazione da uno storico dell’economia (Schmelzer), un ecologista politico (Vansintjan) e un giornalista (Vetter).
[2] “New Letf Review”, 18 agosto 2022, Mat Huber, “Mish-Mash Ecologism”. https://newleftreview.org/sidecar/posts/mish-mash-ecologism
[3] “Half Earth Socialism”, scritto in collaborazione da uno storico ambientale (Vettese) e un ingegnere ambientale (Pendergrass).
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