Lenin ci insegna “da che cosa cominciare”
Dopo il voto del 25 settembre, c’è, per l’annunciato sconfitto delle elezioni, il Partito Democratico, la necessità di « confrontarsi su tutte le principali questioni da risolvere […] l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione » [1].
Ancora più ampia è, però, la sconfitta della Sinistra – assente dal prossimo parlamento, se si eccettuano la piccola pattuglia social-democratica di Verdi-Sinistra Italiana – e per le cosiddette forze “anti-sistema”.
Ancora più importante, quindi, per loro porsi leninisticamente la domanda “Da che cosa cominciare?” [2].
Da che cosa cominciare? Lenin: dalla fondazione di un giornale politico
« A parer nostro, il punto di partenza della nostra attività, il primo passo pratico per creare l’organizzazione che vogliamo, il filo conduttore, infine, seguendo il quale potremo incessantemente sviluppare, approfondire e allargare quest’organizzazione, dev’essere la fondazione di un giornale politico per tutta la Russia », ci insegnava oltre un secolo fa Vladimir Lenin.
« Senza un organo di stampa politico – spiegava Lenin – è assolutamente impossibile adempiere il nostro compito di concentrare tutti gli elementi di malcontento e di protesta politica, di fecondare con essi il movimento rivoluzionario del proletariato. E’ impossibile condurre sistematicamente quella propaganda e quell’agitazione multiformi e conseguenti che costituiscono il compito permanente e principale della socialdemocrazia in generale ».
« Nell’Europa moderna senza un organo di stampa politico è inconcepibile un movimento che meriti di essere chiamato politico », precisava.
Lenin: un giornale è anche un organizzatore collettivo
« Se le voci che si levano per smascherare il regime sono oggi cosi deboli, rare e timide, non dobbiamo impressionarcene. Ciò non è affatto dovuto alla rassegnazione generale. È dovuto al fatto che gli uomini capaci di fare delle denunce, e pronti a farle, non hanno una tribuna dalla quale poter parlare, non hanno un pubblico che ascolti e approvi appassionatamente gli oratori », continuava il leader comunista.
Poi Lenin avvertiva: « se non sapremo e fino a quando non sapremo unificare la nostra influenza sul popolo e sul governo mediante la parola stampata, sarà un’utopia pensare di poter unificare altri mezzi d’influenza più complessi, più difficili e al tempo stesso più decisivi ».
Infatti, « è attraverso il proletariato il giornale penetrerà nelle file della piccola borghesia urbana, degli artigiani rurali e dei contadini e diventerà un vero giornale politico popolare ».
Ma, aggiungeva sempre Lenin, « un giornale, tuttavia, non ha solo la funzione di diffondere idee, di educare politicamente e di conquistare alleati politici. Il giornale non è solo un propagandista e un agitatore collettivo, ma anche un organizzatore collettivo ».
« Attraverso il giornale e con il giornale si formerà un’organizzazione permanente. Lo stesso compito tecnico di assicurare al giornale un regolare rifornimento di materiale e una regolare diffusione costringerà a creare una rete di fiduciari locali del partito unico [3]. Tale lavoro preparerà e farà emergere non soltanto i propagandisti più abili, ma anche gli organizzatori più provetti, i capi politici più capaci che sappiano lanciare ai momento giusto la parola d’ordine della lotta decisiva e dirigere questa lotta ». Così concludeva Vladimir Lenin in “Da che cosa cominciare?”.
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Fonti e Note:
[1] Secolo d’Italia, 30 settembre 2022, “Letta scrive agli iscritti sull’assise dem. Mea culpa e appelli per ribadire: il Congresso non è un casting”.
[2] Marxists.org, Vladimir Lenin, “Da che cosa cominciare?” (1901).
[3] Una precisazione: « È ovvio che tali fiduciari potranno lavorare con successo soltanto se manterranno strettissimi contatti con i comitati locali (gruppi, circoli) del nostro partito. Naturalmente, tutto il piano da noi tracciato può, in generale essere realizzato soltanto se avrà il più attivo appoggio dei comitati, che hanno fatto più di una volta dei passi per l’unificazione del partito e che, ne siamo certi, otterranno questa unificazione se non oggi domani, se non in una forma in un’altra ».
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