Lenin: la rivoluzione violenta è ineluttabile

« Marx proclama fieramente e categoricamente l’ineluttabilità della rivoluzione violenta ». Anche Engels ribadisce « la necessità della rivoluzione violenta ». Lenin, in un passaggio di “Stato e rivoluzione”, almeno nella traduzione in nostro possesso, in un passaggio aggiunge un « come regola generale ».

Ma poi, Lenin evita ogni tentennamento e spiega il compito di un buon marxista: « la necessità di educare sistematicamente le masse in questa – e precisamente in questa – idea della rivoluzione violenta, è alla base di tutta la dottrina di Marx ed Engels ».

Netta quindi la condanna del « tradimento della loro dottrina perpetrato dalle tendenze socialsciovinista e kautskiana oggi dominanti che si esprime con particolare rilievo nell’oblio di questa propaganda ».

Che il “conflitto di interessi” tra classi debba necessariamente sfociare, in una guerra civile, in una rivoluzione è evidente, secondo Lenin: « le classi sfruttatrici hanno bisogno del dominio politico per il mantenimento dello sfruttamento, vale a dire dell’interesse egoistico di un’infima minoranza contro l’immensa maggioranza del popolo. Le classi sfruttate hanno bisogno del bisogno del dominio politico per sopprimere completamente ogni sfruttamento, vale a dire nell’interesse dell’immensa maggioranza del popolo, contro l’infima minoranza degli schiavisti: i proprietari fondiari e i capitalisti ».

Per raggiungere il proprio scopo, conclude in proposito Lenin riportando Marx, « la rivoluzione è “obbligata” a “concentraretutte le forze di distruzione” contro il potere dello stato; le impone il compito non di migliorare la macchina statale, ma di demolirla, di distruggerla ».

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Fonti e Note:

[1] Lenin, “Stato e Rivoluzione”, 1917.