Lotta Comunista, difesa del Clima: una religione o attacco alla Cina?
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“L’imbroglio ecologico” è il titolo di un tema oggi d’attualità, caro tanto alla destra di potere che all’area rosso-bruna italiana che si richiama alla politica tedesca Sahra Wagenknecht.
In realtà il tema non è nuovo. Già nel 2010, ad esempio, e sempre in chiave critica ma con una visione più ampia, lo trattava Lotta Comunista.
Lotta Comunista è un’organizzazione nazionale poco conosciuta, perché non persegue tattiche mediatiche. Tuttavia è molto attiva nel campo editoriale, nel lavoro di “educazione” delle masse. Pubblica molti libri e anche un periodico che porta lo stesso nome dell’organizzazione.
Da questo periodico (n. 473, gennaio 2010, pagine 4-5, “L’imbroglio ecologico al tempo dell’Asia”, Guido La Barbera), abbiamo tratto le considerazioni che seguono.
«Non si è spenta l’eco dei convegni sulla catastrofe da sovrappopolazione – scrivevano -, [che] ora è il turno dell’effetto serra e del riscaldamento globale».
Che Lotta Comunista, in proposito almeno, la pensi come il presidente statunitense Donald Trump è chiaro dal registro di linguaggio usato: «L’ecologismo è ormai il vestito nuovo che nessuno può fare a meno d’indossare». Anzi, è una vera e propria religione: «Ludwig Feuerbahc sosteneva che la religione è un prodotto umano. Non era Dio ad aver creato gli uomini ma gli uomini ad aver creato Dio. Costruendo l’Alto dei Cieli, un mondo immaginario, essi allontanavano da sé le pene del vivere nel mondo reale. [Così] l’ecologismo che amministra terrori apocalittici ma promette una salvezza terrena e scientificamente dimostrata, purché si abbia fede in ricette rilasciati da professori di fisica fissati e vidimate da burocrati ONU».
Ancora è Lotta Comunista a denunciare (n. 589, settembre 2019, pagina 14, “Imbroglio ecologico 4.0”, G.Z.) come, a suo modo di vedere, «Ormai le ideologie verdi hanno assunto una forma religiosa. Il dogma delle emissioni zero richiede il rito quotidiano della raccolta differenziata».
«Oggi – spiegano – stiamo assistendo alla grande mobilitazione di massa per la battaglia a favore dell’auto elettrica». Sui mass-media, «l’auto elettrica viene presentata come l’auto pulita, senza gas di scarico, a zero emissioni, ecologica». Cosa che non è, naturalmente.
Il risultato voluto dai comunicatori asserviti al Capitale, si legge ancora nell’articolo “L’imbroglio ecologico al tempo dell’Asia”, è quello di «costruire una salvezza immaginaria, […] che a differenza della religione si pretende tangibile perché sarebbe nel potere pratico d’azione dell’umanità: ridurre o orientare diversamente i consumi energetici, diffondere la contraccezione tra i poveri troppo prolifici del Terzo Mondo».
S’inventano, «piccoli gesti di autocoscienza [che] hanno il valore di un cero acceso nella cattedrale della Qualità della Vita: adottare un albero nel parco cittadino, montare i pannelli solari con le sovvenzioni regionali, comprare l’auto con gli eco-incentivi, mangiare cibi genuini a “impatto zero” e chiudere l’acqua calda».
Il fine ultimo di questo marketing è, in verità, quello di liberare il Capitalismo «dal gioco della divisione in classi».
Naturalmente, «l’idea di poter regolare il clima sulla scala dei decenni, come a disporre del termostato di un condizionatore, è un’enormità», riflette l’estensore dell’articolo pubblicato su Lotta Comunista.
Si tratta, è questa la lettura dell’articolo in sintesi, di un “gioco politico” del capitalismo occidentale: «Impugnare la minaccia “dell’effetto serra”, significa cercare di imbrigliare in primo luogo Pechino. Nel muovo imbroglio ecologico al tempo dell’Asia, il pericolo giallo è è dipinto del verde della minaccia ambientale. La nuova religione della paura è già arruolata nella contesa».
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Credits: Foto di Mika Baumeister su Unsplash
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