Enrico Berlinguer: I partiti hanno degenerato

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Le dichiarazioni di Enrico Berlinguer, storico segretario del PCI, rilasciate alla stampa nel 1981 [1], rimangono attuali e denunciano senza appello il principale male della politica: i partiti. Un male che sembra incurabile, poiché la politica ne è oggi ancora più affetta. Un male che avvelena la politica, intesa come ricerca del bene comune; che incancrenisce la democrazia attraverso il clientelismo e la corruzione; che ostacola l’alternanza al potere, permettendo a chi governa di “comprare” il voto e quindi di mantenerlo.

Le parole di Berlinguer sono schiette e dirette, non lasciano spazio a interpretazioni. Afferma infatti: «I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela».

In essi vi è «scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente; idee, ideali, programmi pochi e vaghi, sentimenti e passione civile zero».

L’attività reale dei partiti, prosegue il segretario del PCI, è ben diversa dalla cura del bene comune: «Gestiscono interessi i più disperati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune».

Per svolgere il proprio distorto compito, accusa Berlinguer, «i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali».

Ne consegue che «tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e gli attuali dirigenti sono chiamate a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».

Berlinguer non manca di denunciare esempi concreti del malcostume che colpisce i partiti: «Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine [l’interesse del partito, N.d.R.], se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti».

Era il 1981, e Berlinguer sosteneva che il suo PCI fosse estraneo da questo male. Ma quel PCI non c’è più, fu cancellato nel 1991. Il suo erede, il PD, ha dimenticato le parole del suo storico segretario.

Insomma, ancora una volta, dopo quella di Simone Weil, anche quella di Berlinguer è una bocciatura dei partiti quale elemento di intermediazione nella rappresentanza della sovranità popolare.

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Fonti:

[1] “La questione morale”, Aliberti editore, Reggio Emilia 2011. Da: intervista ad Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer, segretario del PCI, pubblicata su Repubblica del 28 luglio 1981. Integrale anche sul sito di Enrico Berlinguer.

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