Meno lavoro, più reddito: ecco la soluzione all’IA
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Il futuro del lavoro non è lontano: secondo il World Economic Forum di Davos, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) sarà una realtà entro il 2028. In altre parole, domani.
Una recente ricerca dell’INAPP [1] lancia un segnale d’allarme: il 23% dei lavoratori italiani – quasi uno su quattro – rischia di essere sostituito da macchine e algoritmi.
Le professioni più a rischio? Quelle con compiti ripetitivi e basate sulla gestione di dati complessi. Tra queste, impiegati in attività finanziarie e assicurative, segretari, contabili, programmatori, gestori di magazzino e cassieri. L’IA promette di svolgere queste mansioni in modo più rapido, efficiente e, ovviamente, a costo ridotto.
Giovani a rischio: il reskilling come unica salvezza
Chi rischia di più? I giovani, in particolare coloro che stanno entrando ora nel mondo del lavoro. Per loro diventa fondamentale aggiornare le proprie competenze, un processo noto come reskilling. Non farlo potrebbe significare restare indietro, senza opportunità concrete in un mercato del lavoro che cambia a vista d’occhio.
Il silenzio della politica e la paura dei cittadini
Mentre gli esperti lanciano l’allarme, la politica sembra restare a guardare. Il collettivo Sinistra Libertaria denuncia: «Il mondo politico continua a latitare, evitando di affrontare le conseguenze negative del progresso tecnologico».
Anche i cittadini si accorgono del problema: la paura di perdere il lavoro frena i consumi, in particolare quelli legati ai beni durevoli, come conferma un rapporto di Confcommercio [2].
Contro il luddismo: servono soluzioni, non paure
Non è il momento di cedere a paure irrazionali. «Non serve agitare populiste pulsioni luddiste contro il progresso», contro l’IA, ammonisce Sinistra Libertaria, ricordando i fallimenti storici dei boicottaggi luddisti nell’Inghilterra dell’Ottocento, soffocati con la repressione violenta.
Quali soluzioni per un futuro più giusto?
Secondo Sinistra Libertaria, servono misure coraggiose e concrete per affrontare questa rivoluzione tecnologica:
- Ridurre l’orario di lavoro: il motto “lavorare meno, lavorare tutti” potrebbe non essere più solo uno slogan, ma una necessità,
- Introdurre un Salario minimo nazionale,
- Introdurre un Reddito universale di base: una misura che potrebbe essere legata a un servizio civile volontario, come proposto dall’anarchico Bakunin nel XIX secolo,
- Controllo dei prezzi: applicato ai beni essenziali come affitti, energia e alimentari, in linea con le proposte avanzate in Germania dal partito Die Linke [3].
La resistenza del capitale
Queste proposte, tuttavia, trovano l’opposizione di chi trae vantaggio dallo status quo: «Sono soluzioni indigeste per quella parte miope del grande capitale economico e finanziario che vive di tasse basse e di ampi margini sul costo del lavoro», conclude il portavoce di Sinistra Libertaria.
La sfida è chiara: il progresso tecnologico è inarrestabile, ma possiamo scegliere come affrontarlo.
Ricordiamo la famosa frase di Antonio Gramsci scritta nei suoi Quaderni dal carcere: «La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati». Precariato, insicurezza, ansia per il futuro, aumento diseguaglianze possono condurre a sfiducia, crisi politiche, e far emergere movimenti reazionari o estremisti.
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Fonti e Note:
[1] FronteAmpio, 20 febbraio 2025, “Lavoro: chi resisterà all’Intelligenza Artificiale?”.
[2] FronteAmpio, 20 febbraio 2025, “Confcommercio avvisa: crescita da zero virgola!”.
[3] FronteAmpio, 15 febbraio 2025, “Germania, il vento cambia: rimonta Die Linke, crollo Wagenknecht”.
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