
La NATO (North Atlantic Treaty Organization) nasce il 4 aprile 1949 come alleanza militare difensiva tra Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Europa occidentale, con l’obiettivo ufficiale di “proteggere il mondo libero” dalla minaccia sovietica. Il contesto storico è quello della Guerra Fredda: l’URSS aveva consolidato il suo controllo sull’Europa orientale, e il Piano Marshall (1947) segnava l’inizio di un’egemonia statunitense sul blocco occidentale.
La NATO fu strumentale a due logiche:
1. Contenere l’espansionismo sovietico (secondo la dottrina Truman).
2. Legittimare la leadership USA in Europa, garantendo un’architettura di sicurezza subalterna agli interessi americani.
Tuttavia, già alla sua nascita, la NATO non fu mai un’alleanza paritaria: il comando integrato era (e resta) saldamente in mani statunitensi, e le basi militari USA in Europa divennero lo strumento per un’occupazione militare permanente, mascherata da “protezione”.
Il lato oscuro: i legami della NATO con ex ufficiali nazisti
Non bisogna sottacere un aspetto controverso e spesso minimizzato: l’appena costituita NATO reclutò o reintegrò ex gerarchi e ufficiali del regime nazista, sfruttandone le competenze militari e l’anticomunismo viscerale. Tra i casi più emblematici:
- Hans Speidel, generale della Wehrmacht, coinvolto nell’occupazione della Francia e nella repressione della Resistenza, per poi divenire Comandante Supremo delle Forze Terrestri Alleate in Europa Centrale (1957-1963) [2] [3] ;
- Adolf Heusinger, Capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, presente alla Conferenza di Wannsee (dove si pianificò la “Soluzione Finale”), poi divenuto presidente del Comitato Militare della NATO (1961-1964), massimo organo strategico dell’Alleanza [3];
- Reinhard Gehlen, Capo dell’intelligence militare nazista (Fremde Heere Ost) sul Fronte Orientale che, pur non entrando ufficialmente nella NATO, costituì un’organizzazione (poi BND, il servizio segreto della Germania Ovest) che fornì intelligence critica all’Alleanza durante la Guerra Fredda (anni 50-60) [4].
Questi casi dimostrano come la NATO, nella corsa al riarmo anticomunista, chiuse un occhio (o collaborò attivamente) sul passato di figure compromesse con il regime hitleriano. La scelta fu giustificata dalla “necessità” di contrastare l’URSS, ma segnò una continuità inquietante tra il Terzo Reich e le strutture di sicurezza della Guerra Fredda.
Oltre al reclutamento di ex nazisti, un altro capitolo oscuro della Guerra Fredda è quello delle reti stay-behind, tra cui Gladio, struttura clandestina coordinata dalla NATO per operare in caso di invasione sovietica. Nata negli anni ’50, Gladio fu direttamente supervisionata dalla NATO e dai servizi segreti occidentali (in particolare CIA e MI6). Questa Rete addestrò cellule segrete in tutta Europa (Italia compresa) per sabotaggi, guerriglia e resistenza in caso di occupazione sovietica. In alcuni paesi (come Germania Ovest e Italia), reclutò ex ufficiali della Wehrmacht, delle SS e repubblichini, sfruttandone l’esperienza anticomunista.
Alcuni studi (es. giudice Casson in Italia) collegano Gladio a stragi e golpe falliti (come il golpe Borghese del 1970 o la strage di Piazza Fontana), per destabilizzare paesi europei e prevenire ascese comuniste. Tuttavia, i nessi diretti con la NATO restano non provati ufficialmente.
La NATO dopo la Guerra Fredda: un’istituzione senza ragione
Con il crollo dell’URSS (1991) [5], la NATO avrebbe dovuto sciogliersi, come fece il Patto di Varsavia [6]. Invece, si è trasformata in uno strumento di egemonia globale:
- Allargamento ad Est (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca nel 1999; poi Baltici, Balcani, ecc.), violando le promesse fatte a Gorbaciov.
- Interventi militari illegittimi: Jugoslavia (1999), Afghanistan (2001), Libia (2011), tutti condotti al di fuori del mandato ONU.
- Militarizzazione delle relazioni internazionali: la NATO oggi non è un’alleanza difensiva, ma un’organizzazione offensiva, al servizio degli interessi USA e delle élite capitaliste transatlantiche.
L’argomento della “minaccia russa” è una costruzione ideologica: la Russia è una potenza regionale in declino demografico ed economico, mentre la NATO continua a espandersi, alimentando tensioni (es. Ucraina).
La NATO vs. l’ONU e il diritto internazionale
La NATO sabota il multilateralismo:
- Agisce senza mandato ONU, sostituendosi alle Nazioni Unite come polizia globale [7].
- Violenta la sovranità degli Stati: le guerre in Jugoslavia, Iraq e Libia sono state condotte senza il consenso del Consiglio di Sicurezza.
- Promuove un ordine unipolare, contrario ai principi di autodeterminazione dei popoli.
L’Italia, in questo contesto, è una colonia militare:
- Ospita 130 basi NATO/USA (da Aviano a Sigonella, dal Dal Molin a Ghedi Torre), molte delle quali nate come imposizione post-1945.
- Partecipa a missioni di aggressione (Libia, Medio Oriente) spacciate per “interventi umanitari”.
- Spende milioni di euro in armamenti (2% PIL, come richiesto dalla NATO) invece che in welfare, istruzione e transizione ecologica.
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Perché l’Italia deve uscire dalla NATO
1. La NATO è un’alleanza anacronistica: con l’UE, la Guerra Fredda è finita.
2. L’Europa ha già strutture autonome:
- Eurocorps (dal 1992) [8], forza militare di “reazione rapida“, con sede a Strasburgo, e composta oggi da soli 1.233 soldati, unità prevalentemente franco-tedesche ma anche belghe, spagnole e lussemburghesi. L’Eurocorps possiede già esperienze di partecipazione a missioni militari in Bosnia, Kosovo, Afghanistan e Mali.
- Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE, dal 2010) [9], che gestisce le relazioni diplomatiche dell’Unione europea con altri paesi al di fuori dell’UE e conduce la politica estera e di sicurezza dell’Unione
- Comitato Militare dell’UE (EUMC, dal 2000) [10]. L’EUMC È il forum per la consultazione militare e la cooperazione tra gli Stati membri dell’UE nel campo della prevenzione dei conflitti e della gestione delle crisi ed è composto dai Capi di Stato Maggiore della Difesa (CHOD) degli Stati membri. Questi sono regolarmente rappresentati da addetti militari permanenti a Bruxelles.
- Alto Rappresentante per la Politica Estera [11], che guida la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea e l’attua in qualità di mandatario del Consiglio dell’Unione europea. Tale organismo può proporre al Consiglio di adottare decisioni relative alla politica di sicurezza e di difesa comune, comprese quelle inerenti all’avvio di una missione di peacekeeping; e coordina gli aspetti civili e militari delle missioni di peacekeeping dell’UE. Dal 1º dicembre 2024 l’incarico è affidato alla estone Kaja Kallas.
Una difesa europea senza la NATO è possibile, e sarebbe più democratica.
3. L’Italia deve riconquistare la sovranità:
- Chiudere le basi USA/NATO.
- Ripudiare le missioni di guerra.
- Investire in una difesa non aggressiva e nella cooperazione internazionale.
Conclusioni e Proposte
- Ritiro immediato dall’articolo 5 (clausola di difesa collettiva) e avvio del percorso di uscita dalla NATO ai sensi articolo 13 dello Statuto NATO.
- Smantellamento delle basi straniere in Italia, con riconversione a usi civili.
- Rafforzamento della difesa europea autonoma, in coordinamento con l’ONU (che va riformata superando i veti incrociati), e con l’industria pesante statale europea.
- Disarmo progressivo e riduzione delle spese militari, con fondi destinati a sanità, scuola e ambiente.
La NATO è uno strumento di guerra, non di pace. A 76 anni dalla sua fondazione, è tempo di archiviarla.
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Fonti e Note:
Credits: Foto di Marek Studzinski su Unsplash
[1] Nato, “Founding treaty”.
“Le ostilità che avevano caratterizzato le relazioni tra potenze sovietiche e occidentali dal 1917 riemersero gradualmente alla fine della seconda guerra mondiale. Questa divisione “Est-Ovest” è stata alimentata da interessi contrastanti e ideologie politiche. Ci furono scontri per accordi di pace e riparazioni e le tensioni furono esacerbate da eventi come il blocco di Berlino nell’aprile 1948, il colpo di stato del giugno 1948 in Cecoslovacchia e le minacce dirette alla sovranità di Norvegia, Grecia e Turchia”.
“Il trattato è stato reso valido per un periodo di 10 anni, dopo di che il trattato potrebbe essere rivisto (articolo 12); e solo dopo che il trattato era in vigore da 20 anni, un membro poteva ritirarsi dall’Organizzazione (articolo 13). Ad oggi, queste due disposizioni non sono mai state utilizzate, vale a dire che il Trattato non è mai stato rivisto né un membro ritirato dall’Organizzazione”.
In particolare, l’articolo 13 così recita: “Dopo vent’anni dall’entrata in vigore del Trattato, ciascuna Parte potrà cessare di esserne Parte un anno dopo che la sua notifica di denuncia sia stata inoltrata al Governo degli Stati Uniti d’America, il quale informerà i Governi delle altre Parti del deposito di ciascuna notifica di denuncia”.
Il testo integrale del Trattato è a questo linK: “The North Atlantic Treaty – Washington D.C. – 4 April 1949“.
In particolare, il famigerato articolo 5, stabilisce:
“Le Parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato si verifica, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate adottando immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, l’azione che riterrà necessaria, incluso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area del Nord Atlantico”.
[2] Der Spiegel, 29 gennaio 1978, “Da war das Schicksal dazwischengetreten”.
[3] History Net, 11 ottobre 2021, David T. Zabecki, “These NATO Generals Had Unusual Backgrounds: They Served in the Third Reich”.
“Dopo l’armistizio Speidel fu inviato a Parigi come capo dello staff del Gen. Otto von Stülpnagel, governatore militare tedesco della Francia. Nel marzo del 1942 Speidel fu nominato capo di stato maggiore del V Army Corps in Russia. Speidel ricevette la Croce dei Cavalieri della Croce di ferro per i suoi servizi in Russia e fu promosso tenente generale nel gennaio 1944″. Ma anche “Quando fu trasferito sul fronte occidentale nell’aprile del 1944, Speidel aveva visto abbastanza delle politiche di sterminio barbaro e genocida della Germania in Russia per diventare un fedele antinazista. Speidel divenne uno dei membri militari più anziani dell’opposizione tedesca a Hitler. Non è mai stato un membro interiore della cellula guidata da Claus von Stauffenberg, ma sapeva della trama dell’Operazione Valchiria. La Gestapo ha arrestato Speidel il 7 settembre. Sotto tortura sostenne che né lui né Rommel avevano mai fatto parte della cospirazione contro Hitler. Il tribunale militare ha ritenuto Speidel “non colpevole, ma non privo di sospetti. Speidel fu imprigionato nella fortezza di Küstrin ad est di Berlino”.
“Nell’agosto del 1937, poi il maggiore Heusinger tornò a Berlino presso il dipartimento delle operazioni dell’alto comando dell’esercito (Oberkommando des Heeres, o OKH), il nuovo nome per il vecchio Truppenamt). Nell’ottobre 1940 Heusinger divenne capo del dipartimento delle operazioni come colonnello. Heusinger ebbe un ruolo chiave nella pianificazione dell’invasione della Polonia nel 1939; operazioni in Danimarca, Norvegia, Francia e Paesi Bassi nel 1940; e Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica del giugno 1941″. E ancora, “Mentre Heusinger sapeva dell’opposizione militare e si era empatico con loro, non aveva conoscenza dell’operazione Valchiria. Heusinger era in piedi direttamente accanto a Hitler quando la bomba è esplosa. Quando la bomba è esplosa, ha subito lesioni alla testa, al braccio e alle gambe. Tre giorni dopo, mentre era ancora in ospedale, Heusinger fu arrestato e interrogato dalla Gestapo. Il fatto che fosse stato accanto a Hitler certamente pesava a favore del generale, e alla fine la Gestapo non fu in grado di collegarlo direttamente alla cospirazione”.
[4] Associazione Stalin, “I preziosi servizi della Gestapo per destabilizzare le democrazie popolari” – Una nota di Herbert Aptheker sul ruolo di Reinhard Gehlen, da “La verità sull’Ungheria”, pp. 179-184).
“Egli non fu legato al Servizio segreto tradizionale dell’Armata germanica, ma piuttosto agì come alto dirigente della Gestapo, […] con piena soddisfazione di Hitler, e alla fine della guerra aveva raggiunto il grado di tenente-generale. Quando la vittoria definitiva dell’Armata Rossa fu in vista, Gehlen si trasferi in fretta verso occidente, in Baviera, recando però con sé «i suoi inestimabili archivi e le sue liste di agenti segreti» : e qui si arrese al generale Patton e offerse i suoi servigi agli americani. Così facendo, all’inizio del 1946 Gehlen era di nuovo in attività e al suo vecchio posto. Gehlen diresse l’organizzazione sotto supervisione americana fino al 1954. La carriera di Herr Gehlen, infine, fu portata all’altezza dei tempi con l’annunzio da Bonn, nel febbraio 1957, che il Governo della Germania occidentale aveva nominato il capo dello spionaggio di Hitler nell’Europa orientale alla nuova carica di presidente del Servizio federale d’informazioni“.
[5] Fatti per la Storia, 1 aprile 2023, Andrea Mercurio, “Dissoluzione dell’URSS: cause del crollo dell’Unione Sovietica e conseguenze”.
[6] InsideOver, 1 luglio 2022, Andrea Muratore, “Che cos’era il Patto di Varsavia, il rivale della Nato”.
[7] ONU, “Maintain International Peace and Security”.
[8] Eurocorps, “News”.
[9] Servizio Europeo per l’Azione Esterna, “EU Peace, Security and Defence”.
[10] Comitato Militare dell’EU, “European Union Military Committee”.
[11] Alto Rappresentante per la Politica Estera, “What does the High Representative / Vice-President do?”.