Trotsky: il terrorismo è inutile e dannoso
« Per poter assassinare un eminente ufficiale non si ha bisogno d’aver dietro di sé masse organizzate. La ricetta per gli esplosivi è accessibile a tutti e una Browning [ modello di pistola, NdR ] la si può trovare ovunque ». Ma è del tutto inutile, anzi è dannoso. Questo è quanto assicura Lev Trotsky in un breve ma motivata opinione del 1911 in cui condanna il “terrorismo individuale” [1].
Spiega infatti Trotsky che, per quanto possa trattarsi di una azione « assai vistosa nella sua forma esteriore (uccisione, esplosione e via dicendo) » essa risulta essere « assolutamente innocua fintanto che il sistema sociale funziona ».
In buona sostanza, l’atto terroristico è inutile perché « l‘assassinio del proprietario di una fabbrica produce effetti di natura semplicemente poliziesca, o un cambiamento nella proprietà privo di ogni valore sociale ».
Ciò perché « lo stato capitalista non si basa sui ministri e non può essere eliminato con essi. Le classi che esso serve troveranno sempre nuove persone; il meccanismo resta intatto e continua a funzionare ».
Ma, ancora, l’atto terroristico è pure dannoso perché « più “efficace” è l’atto terroristico, maggiore il suo impatto, maggiore è la riduzione d’interesse delle masse nella propria auto-organizzazione ed auto-educazione ».
Per Lev Trotsky si tratta di un tema fondamentale e quindi insiste: « ai nostri occhi il terrore individuale è inammissibile perché esso sminuisce il ruolo delle masse …, piega i loro sguardi e le loro speranze verso la ricerca di un grande vendicatore e liberatore che un giorno arriverà per compiere la sua missione ».
« Ma il fumo della confusione si dirada – continua il rivoluzionario russo -, il successore del ministro ucciso fa la sua apparizione, la vita si risistema nuovamente sulla sua vecchia carreggiata, le ruote dello sfruttamento capitalistico girano come prima; solo la repressione poliziesca cresce più selvaggia e sfrontata. E come risultato, in luogo delle ardenti speranze e dell’eccitazione artificialmente stimolata, arrivano la disillusione e l’apatia ».
« D’altra parte, l’anarchica “propaganda dei fatti” ha mostrato ogni volta che lo stato è più ricco di mezzi di distruzione fisica e di repressione meccanica di quello che sono i gruppi terroristici », aggiunge Trotsky. L’azione terroristica non ha speranze alla lunga, insomma.
« La rivoluzione non è un semplice aggregato di mezzi meccanici. La rivoluzione può levarsi solo dall’aggravarsi della lotta di classe. Se noi ci opponiamo agli atti terroristici è solo perché la vendetta individuale non ci soddisfa. Il conto che noi dobbiamo sistemare con il sistema capitalista è troppo grande per poter essere presentato a qualche funzionario chiamato ministro ».
Occorre « dirigere tutte le nostre energie in una battaglia collettiva contro questo sistema », sentenzia Lev Trotsky.
Che conclude con un esempio: « uno sciopero, anche di dimensione modesta, ha conseguenze sociali: rafforza l’auto-fiducia operaia, fa crescere i sindacati, e non raramente migliora anche la tecnologia produttiva ».
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Fonti e Note:
[1] Marxists, Trotsky, 1911, “Perchè i marxisti si oppongono al terrorismo individuale”.
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